Elezioni, Pd alle prese con la cura dimagrante

Blindata la candidatura del ministro Orlando, ma non si sa se correrà ’a casa’ o in un altro collegio. Contatti sulla direttrice Liguria-Roma

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di Franco Antola

Un corsa tutta in salita, un po’ per un quadro politico nazionale che sta inevitabilmente condizionando le politiche del partito sul territorio sulla scia delle incertezze legate ad alleanze e schieramenti (vedi il posizionamento di Calenda) ancora molto fluidi; e un po’ per le novità introdotte dal taglio dei parlamentari che ha avuto come conseguenza diretta il forte restringimento della rappresentatività della regione, e quindi della provincia, a livello nazionale. I numeri parlano chiaro: gli eletti della Liguria passeranno da 24 a 15, con la ridefinizione dei collegi uninominali di Camera e Senato e di quelli plurinominali. Così, alla Camera, si è passati da sei a quattro collegi uninominali, e da due a uno per il plurinominale.

Questo significa che il collegio ligure ’La Spezia’ per la Camera ora parte da Recco e arriva sino a Sarzana, coprendo tutto il Tigullio e la provincia spezzina (cinque anni fa i relativi territori erano divisi su due collegi distinti). Meno complessa la situazione per i collegi plurinominali che eleggono sei deputati: prima erano due, con Genova divisa a metà, mentre ora ne rimane uno solo per l’intera regione. Rivoluzione anche per il Senato: sparito il collegio metropolitano genovese, con Spezia (collegio 2) che va da Sampierdarena a Sarzana. Uno scenario ben diverso da quello della legislatura appena conclusa quando il territorio spezzino poteva contare su ben cinque parlamentari. Altri tempi. In via Lunigiana, quartier generale del Pd, ne sono ben consapevoli in queste ore convulse, caratterizzate da incontri e contatti frenetici sulle direttrici Spezia-Genova e Genova-Roma con riunioni in serie della segreteria regionale e della direzione provinciale. I tempi stringono e l’esigenza è quella di allestire una squadra capace di reggere l’onda d’urto di una tornata elettorale che potrebbe ridurre ai minimi termini la rappresentanza parlamentare del centrosinistra spezzino soprattutto se, come prevedibile, Toti alla fine sceglierà di non mettere in discussione l’attuale assetto delle alleanze regionali.

A Spezia, come è immaginabile, tutto o quasi ruota attorno ad Andrea Orlando, ministro e parlamentare uscente, il nome più autorevole, mentre il Tigullio dovrebbe affidare le proprie aspettative di rappresentanza alla segretaria regionale Valentina Ghio. Più complessa la situazione di Genova dove il partito ha lavorato a una corposa rosa di papabili, e lì oltretutto si tratterà di risolvere il nodo legato a una richiesta della direzione provinciale decisa ad ottenere che uno dei due capilista alla Camera o al Senato sia espressione del capoluogo ligure, a prescindere dalle correnti di appartenenza. La stessa investitura di Orlando (come quella di Roberta Pinotti) comporterà anche un’ulteriore complicazione: dovrà essere espressione del territorio o, come è accaduto 5 anni fa per l’attuale ministro del Lavoro, è pensabile una corsa in un altro collegio? Teoricamente - indicazioni della segreteria nazionale - i candidati "dovrebbero tendenzialmente candidarsi a casa propria". Ma non sono escluse deroghe a questo principio, che evidentemente non è considerato un dogma, e comunque lo stesso Letta ha previsto una quota di personalità da scegliere nella "società civile", opzione che secondo alcuni potrebbe offrire una chance non trascurabile, in Liguria, all’ex segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. Da decifrare resta anche il ruolo degli uscenti Franco Vazio e Vito Vattuone. I giochi insomma sono ancora largamente aperti, nonostante il voto sia ormai alle porte.