REDAZIONE LA SPEZIA

Dragaggio, nessun reato Prosciolti gli imprenditori

Cadono in udienza preliminare le accuse di frode in pubbliche forniture e inquinamento ambientale. Senza colpevoli la morìa dei mitili nel 2015

Si conclude senza colpo ferire – con il proscioglimento degli imprenditori sotto accusa – il procedimento giudiziario sulle vecchie operazioni-colabrodo di dragaggio nella rada interna (con dispersione di sedimenti connessa al mancato rispetto del capitolato d’appalto) e l’inquinamento ambientale prospettato dal pm Luca Monteverde in rapporto di nesso causale con le prime. I fatti abbracciano un ampio spettro temporale, dalla fine del 2013 al gennaio del 2016, periodo all’interno del quale avvennero due cose: la morìa dei muscoli nei vivai soffocati dal fango in sospensione (nel febbraio 2015) e l’entrata in vigore della legge che ha normato la perseguibilità dell’inquinamento ambientale (nel maggio dello stesso anno). Dopo l’archiviazione del procedimento per il funzionario dell’Autorità portuale inizialmente indagato e risultato alla distanza estraneo agli addebiti ricondotti al ruolo di controllore, il procedimento penale ha portato ieri al vaglio del giudice delle indagini preliminari Mario De Bellis gli imprenditori che avevano la titolarità delle ditte impegnate nelle operazioni, la Intercantieri Vittadello dal 9 dicembre 2014 al 30 giugno 2015 in fregio al molo Garibaldi e la nuova Codermar dal 15 novembre 2013 al 4 giugno 2014 per il bacino di evoluzione e fino al 1° gennaio 2016 per il molo Fornelli. Dovevano entrambi - Giuliano Vettorazzi e Federico Sarò - rispondere di frode in pubbliche forniture e il solo Sarò di inquinamento ambientale. Ques’ultimo reato era in relazione ad una moria di mitili selvaggi sui moli portuali contestata dopo l’entrata in vigore della legge; quella precedente, in mancanza della norma incriminante, non è stata oggetto di contestazione.

Ciò avvenne innescando i lamenti degli operatori secondo i quali i quali la morìa era conseguenza dei dragaggi, circostanza deducibile ma non dimostrata. Hanno provato ieri a rilanciare attraverso la costituzione di parte civile promossa dall’avvocato Daniele Caprara che ha affiancato la storica legale di Legambiente, Valentina Antonini, che aveva promosso l’esposto. Il gup ha ammesso le parti civili, là dove il ’fumus’ dei fatti la legittimava ma, all’esito delle arringhe difensive, ha maturato la convinzione dell’assenza di responsabilità penali da parte degli indagati. Entrambi sono stati prosciolti dal reato di frode in pubbliche forniture con la formula "perché il fatto non sussiste", Sarò è stato prosciolto con la formula "per non aver commesso il fatto" dall’inquinamento ambientale. Il giudice ha ritenuto che, pur con modalità diverse rispetto rispetto alle prescrizioni, le imprese abbiano portato a compimento il mandato dell’Autorità portuale senza frodarla e, quanto alla morìa dei mitili selvaggi, non è emersa la prova della riconducibilità diretta alle operazioni di dragaggio.

Corrado Ricci