Dispersi in mare, "Continuo a sperare che Aldo sia vivo"

Parla la moglie dello skipper Revello, disperso in Atlantico insieme ad Antonio Voinea

Antonio Voinea e Aldo Revello

Antonio Voinea e Aldo Revello

Castelnuovo Magra (La Spezia), 24 maggio 2018 – Ancora una giornata, la ventunesima, in attesa della telefonata liberatoria che, negli auspici dovrebbe, suonare così: «Sono stati trovati». Niente di tutto, purtroppo. Rosa Cilano e Francesca Bottaccio - la prima, moglie dello skipper Aldo Revello, 53 anni; la seconda, compagna di Antonio Voinea, 31 anni - sono ancora aggrappate alla speranza di poter abbracciare un domani i loro uomini, dati per dispersi nell’Oceano Atlantico. La loro speranza - condivisa da parenti, amici e opinione pubblica in generale - è che si trovino nella zattera autogonfiabile di salvataggio in dotazione alla barca a vela di 14 metri, Bright (modello Oceanis Clipper) di base a Bocca di Magra sulla quale erano imbarcati e che, ancor prima, siano stati in grado di lanciarla in mare e trovare in essa riparo nell’immediatezza dell’allarme Epib. Questo, ricordiamo, era scattato alle 15,48 del 2 maggio scorso, quando l’imbarcazione navigava spedita, con vento a traverso a 15 nodi e onda di un metro e mezzo, a circa 330 miglia ad Est delle Azzorre, 410 dalle coste del Portogallo, con rotta per lo stretto di Gibilterra, dopo aver lasciato le Azzorre il 28 aprile.

«L’Epirb del Bright è stato azionato manualmente. Quel modello non si attiva a contatto con l’acqua, ha bisogno di qualcuno che lo faccia. Questo significa che Aldo e Antonio hanno avuto il tempo di scendere sotto coperta e poi di risalire per azionare la zattera di salvataggio o che possano averla lanciata in mare ancor prima di attivare l’Epirb» è la convinzione incrollabile di Rosa che, però, ancora non riesce a spiegarsi le ragioni dell’affondamento, evidentemente repentino, del Bright. La barca - dalla prima ricognizione aerea attorno alle coordinate dell’unico allarme Epirb captato da un satellite e poi per altri complessivi cinque giorni (con 24 ore di buco stoppato dall’onda montante del pressing su un’area più estesa di 5.500 mila miglia nautiche quadrate, con l’entrata in scena due due giorni, anche della fregata Alpino della Marina Militare - non è mai stato localizzato, al pari della zattera di salvataggio.

«Voglio ancora sperare, perchè conosco la perizia marinara di Aldo e perché la storia insegna: ad esempio, Ambrogio Fogar e Mauro Mancini, naufraghi in balìa delle onde su una zattera autogonfiabile, nel ’78, vennero localizzati da una nave in transito 74 giorni dopo l’affondamento della loro barca, il Surprise».

Lei, su Facebook, continua ad inviare messaggi diretti ad Antonio, come se potesse risponderle...

«Anche questo aiuta a non crollare, a tenere vivo il desiderio di poterlo riabbracciare. Ciò insieme al conforto che deriva dalle innumerevoli testimonianze di solidarietà».

E’ ancora in corso una raccolta di fondi da mettere a disposizione per eventuali altre ricerche o, se queste non avranno ragioni di essere mirate, per sostenere lei, le figlie di Aldo e la famiglia di Antonio, nel futuro...

«Sì. Grazie all’impulso dell’attrice Marianna De Micheli sono già stati raccolti circa 33mila euro. Siamo pronti a partire, magari a noleggiare un aereo, alla prima indicazione utile su una possibile localizzazione. Per ora voglio esprimere un grande e sincero ringraziamento a Marianna e tutte le circa 1000 persone che hanno voluto dare un contributo concreto, oltre a quello morale, per testimoniarci affetto. Grazie, grazie di vero cuore».