
Dieci anni dopo, tra ferite ancora da rimarginare, nessun colpevole e una necessaria presa di coscienza sull’estrema fragilità del territorio. Undici morti – ma il bilancio sale a 13 se si considerano anche i due decessi registrati nella vicina Aulla –, ponti crollati, strade distrutte, paesaggi stravolti, e vite cambiate per sempre: è stato questo, il 25 ottobre 2011, di cui ieri correva il decennale. Un appuntamento con il ricordo che è stato vissuto maggiormente nei luoghi che, più di altri, in quella drammatica giornata hanno conosciuto la morte e la devastazione. A Borghetto, dove da ieri una targa posizionata nel cimitero ricorda i sette morti in quel tragico giorno, così come a Brugnato, dove la processione al santuario dell’Olivo ha scandito il pomeriggio. Commemorazioni anche a Monterosso, in largo Usai, area intitolata al compianto Sandro, volontario della protezione civile locale morto nel tentativo di mettere al sicuro più persone possibili, Mentre a Vernazza, paese dove a causa dell’alluvione morirono tre persone, una messa è stata preceduta dalla proiezione di un breve filmato a ricordo di quei momenti. Una tragedia, l’alluvione, che fu senza colpevoli: l’inchiesta portata avanti dal pubblico ministero Maurizio Caporuscio, che aveva visto l’iniziale iscrizione nel registro degli indagati di numerosi sindaci e diversi tecnici dei Comuni e della Provincia, si è conclusa con l’archiviazione da parte del gip del tribunale della Spezia, Mario De Bellis, dopo che una perizia ordinata dallo stesso giudice delle indagini preliminari aveva sottolineato come l’evento fosse assolutamente eccezionale e non prevedibile. A nulla valse la doppia opposizione all’istanza di archiviazione da parte di un cittadino di Vernazza.
Nel frattempo, a distanza di dieci anni le ferite da rimarginare sono ancora tante. Un esempio per tutti: a Borghetto Vara, dei due ponti sul torrente Pogliaschina, solo uno è stato ricostruito. E solo lo scorso agosto è stata riaperta completamente al transito la provinciale Brugnato-Rocchetta; ancora oggi ci sono strade che portano i segni di quel tragico giorno. Non solo morte e devastazione. I giorni che seguirono furono caratterizzati da una forte risposta materiale ed emotiva, la prima dello Stato, che con l’Esercito e la Protezione civile fu protagonista nelle operazioni di prima emergenza, la seconda messa in campo dalla gente che, nel segno della fratellanza, da ogni parte dello Spezzino non esitò a recarsi nelle aree più colpite per aiutare. Ieri il consiglio regionale ha osservato un minuto di silenzio. "Oggi non deve essere solo un momento, per quanto importante, per ricordare chi non c’è più e rendere omaggio a chi, a costo della propria vita come il volontario Sandro Usai, ha servito la propria comunità. Oggi più che mai è importante aver presente che, in caso di emergenza e allerte meteorologiche, è fondamentale agire in autotutela, seguendo le prescrizioni delle autorità ed evitando di ritrovarsi in condizioni di potenziale pericolo" hanno detto il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti e l’assessore regionale alla Protezione civile Giacomo Giampedrone, sottolineando come negli ultimi anni sia stato investito "oltre un miliardo di euro per combattere il rischio di dissesto idrogeologico". "Quei giorni hanno segnato profondamente un’intera Regione – dice il consigliere regionale del Pd, Davide Natale –. La Regione dovrà attivare politiche perché certi eventi non si ripetano più". Anche il presidente della Provincia, Pierluigi Peracchini, ha evidenziato che del 25 ottobre "i segni e le ferite le abbiamo ancora dentro, molte delle quali non si potranno mai rimarginare. Abbiamo ripristinato strade, ponti e infrastrutture, ma questo non basta, dobbiamo proseguire nella messa in sicurezza".
Matteo Marcello