Darsena di Pagliari, il ponte crollato ai raggi x

Ieri nuovo sopralluogo di magistrati, consulente e polizia giudiziaria. Si accelera per la prima relazione ma i tempi saranno lunghi

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Due ore di analisi visive sul campo per orientare gli approfondimenti tecnici destinati a passare per lo studio dei documenti e gli accertamenti tecnici in laboratori specializzati. Così ieri durata e prospettive aperte dal nuovo sopralluogo ai margini del ponte levatoio crollato a Pagliari da parte del procuratore della Repubblica Antonio Patrono, del sostituto Claudia Merlino, del consulente Renato Buratti e degli investigatori della polizia giudiziaria delegata: Carabinieri e Vigili del fuoco. Primo obiettivo, intanto, è la quadratura del cerchio fra esigenze contrapposte: da una parte la rimozione del relitto del ponte per tornare alla piena fruibilità della darsena e liberare dall’incubo gli abitanti della vicina palazzina; dall’altra la necessità di raccogliere e valutare tutti gli elementi utili per ricostruire l’esatta dinamica del crollo della struttura, le cause e le eventuali responsabilità da mettere sotto la lente processuale. La possibile prospettazione di queste ultime, in tale fase comunque sul piano delle ipotesi, costituisce un passaggio obbligato per permettere alla Procura di valutare se dare corso o meno ad un incidente probatorio, con tutte le garanzie del contraddittorio per gli indagati. Se ciò dovesse accadere, non sarà un adempimento veloce. Per questo il procuratore Patrono, che al momento procede contro ignoti per crollo colposo, ha chiesto un surplus di impegno al consulente tecnico, che già ha fatto le opere piccole per studiare le carte trasmesse: accelerare l’esame preliminare della struttura prima dei venti giorni inizialmente richiesti all’atto del conferimento dell’incarico, nella stessa giornata del crollo del ponte. mercoledì scorso.

La relazione potrebbe materializzarsi prima e costituire così il primo elemento di valutazione per andare oltre. Nel mirino ci sono vari elementi strutturali del ponte, da vagliare in sito e poi da smontare per le analisi di laboratorio: i pistoni e il loro sistema di azionamento idraulico, i cardini sui quali avveniva la rotazione del ponte, i supporti su quali gli stessi ruotavano, i bulloni con i quali questi erano accoppiati alla sottostante flangia ancorata al cemento armato; nel mirino ci sono anche i ’tiranti’ dell’antenna funzionale a dare stabilità al ponte e ad attenuare le forze agenti sui supporti, in particolare quello ’interno’, che si è scardinato.

Perché ciò è accaduto? Le ipotesi prevalenti sono quelle di un guasto ai pistoni (all’impianto idraulico o elettrico) e, in alternativa, se questo non dovesse emergere, l’usura dei bulloni del supporto del cardine che, alla distanza, non ha più retto al carico di rottura per il quale era stato progettato. Ma ancora prima di procedere a queste valutazioni di fino diventa necessario, per gli investigatori, studiare il progetto del ponte e i documenti che disciplinano le manutenzioni ordinarie e straordinarie; le prime, prevalentemente a vista, sono in capo al consorzio di imprese nautiche concessionarie della darsena; le seconde, a caccia di vizi occulti, sono di competenza dell’Autorità portuale che, al proposito, aveva delegato una ditta specializzata. Il controllo da parte di questa, effettuato ai pistoni lo scorso marzo, non aveva fatto emergere criticità. Anche quel report è un atto da passare ai raggi x.

Corrado Ricci