
Dalle gallerie all’Arcimboldo. La stagione che non si scorda : "Sono stata socia fondatrice della mia vita e dei pensieri"
L’accento toscano non l’ha abbandonata, ma ormai da oltre cinquant’anni è spezzina a pieno titolo. Dalla natia Pietrasanta, dove è cresciuta in una culla di arte, assorbendo quella che la circondava e facendone una compagna di vita, Franca Puliti ha vissuto le stagioni della nostra città e della sua scena culturale. Un racconto che si snoda fra il Premio del Golfo, l’epoca delle gallerie, l’esaltante esperienza dell’Arcimboldo insieme a Renzo Borella e Sergio Tedoldi, e ancora s’intreccia con la vita personale, fra famiglia e carriera da insegnante. "Una scelta, quest’ultima, che rifarei mille volte" sottolinea. Nella sua casa ha ricavato due stanze-studio, ma l’attenzione alle forme e ai colori è ovunque: dalle pareti dipinte da lei stessa ai quadri, da mobili e lampadario art nouveau al divano raffinato. Finalmente una donna nella nostra rubrica! "Sì, ma mica sono l’unica artista a Spezia! In zona penso all’opera di tante di valore, fra scultura e pittura: Mirella Raggi, Gloria Giuliano, Elisa Corsini, Roberta Signani, Maura Jasoni".
Ma è un vantaggio o no, esser donna? Nella vita, intendo.
"Dipende dalle situazioni. La donna viene considerata un po’ di meno in tutti i campi e poi gli uomini fra loro solidarizzano di più. Forse, però, vorrei rinascere dello stesso sesso: ci si adatta di più alle situazioni, si cerca sempre di trovare una soluzione, siamo più flessibili".
In sintesi?
"Dico sempre che gli uomini hanno un pensiero a monorotaia e le donne almeno a due".
Che slogan! Donna e toscana. Come si è trovata in Liguria?
"Sono venuta a vivere qui a 21 anni, quando mi sono sposata: ho iniziato a insegnare arte e disegno a Pontremoli e ho avuto subito due figli. Da immigrata sentivo un po’ di diffidenza nei miei confronti, poi anno dopo anno ho conosciuto tante persone e sono nate le amicizie, anche con artisti come Vasoli, Tedoldi, Mismas, Prudente. Insomma, fra arte e scuola mi sono inserita. Sono qui da mezzo secolo, però un po’ di cuore è rimasto giù: ci torno, eh, vedo mio fratello, i miei nipoti".
Crescere in un posto pieno d’arte come quello l’ha influenzata?
"Beh, indubbiamente. L’arte e Pietrasanta sono intimamente legate: pensi che Mitoraj e Botero, scomparso da poco, hanno deciso di farsi seppellire lì. E ricordo anche la Lollobrigida con le sue sculture, tanti artisti di un certo livello, ancora è pieno di fonderie, laboratori del marmo. Proprio come quello che aveva mio nonno: ero bambina in mezzo a sculture, statue, tombe, vedevo lavorare gli scalpellini, gli scultori, osservavo i modelli in gesso che con quei puntini per fare le copie sembravano avere il morbillo. Lui mi regalò una confezione di acquerelli e io ero così orgogliosa di mostrargli i miei lavori. Da lì io e l’arte non ci siamo mai lasciate".
Bella scuola.
"Sì, poi ho frequentato le medie, con il maestro Sirio Terigi di Farnocchia: insegnante all’avanguardia, che ci faceva sperimentare, disegnare dal vivo, dipingere all’aperto: grazie a lui, una masnada di ragazzi andò all’artistico di Carrara. Si partiva all’alba in treno, come poi avrei fatto quando insegnavo a Pontremoli –, si arrivava in stazione e poi si prendeva il bus per la città. C’era molto entusiasmo: ricordo in particolare il professor Renzo Lupo, che ci ha trasmesso tanta passione".
Tornando a Pietrasanta, la trova cambiata?
"Sì. Non era proprio un paese, ma la gente del posto era in primo piano con la sua vita, ora è tutto un po’ strano, è pieno di tavolini da tutte le parti. Nelle strade vicino al duomo c’era un fondo in cui si aggiustavano le biciclette, ora è una boutique, al posto dello zoccolaio c’è una prestigiosa galleria".
Pensa che sia successo anche a Spezia?
"C’erano quattro-cinque gallerie d’arte – cito Menhir, Minotauro, Gabbiano, Circolo del Santo –, ora è tutto chiuso, il Centro Allende pullulava di mostre, conferenze: era uno spazio pubblico, adesso l’arte dov’è? Ricordo che si usciva verso le sei del pomeriggio per fare il giro delle mostre ed esisteva ancora il Premio del Golfo, prestigioso, con nomi importanti. Si avvertiva un fervore unico".
So che lei ha dato il suo contributo.
"Sono stata socia fondatrice della mia vita (ride, ndr.): nella nascita de Il Gabbiano e dell’Arcimboldo c’è stata anche la mia parte. Avevamo ripulito questo ex panificio della Marina a Pegazzano, lasciato al Comune: c’era la biblioteca, si proponevano i corsi, tutto era su base volontaria. Per me è stata la più bella esperienza in associazione: io insegnavo disegno e storia dell’arte, Tedoldi incisione, Borella pittura, poi c’erano i corsi di ceramica, anche per i piccoli, e chiunque poteva entrare. Peccato che l’abbiano affossata. E si organizzavano anche mostre e feste".
Una donna che sapeva bene come farsi rappresentare. E che dice del nostro mondo al femminile? Di chi è la colpa della mancanza di parità?
"Non certo nostra! Anzi, si esce da secoli di oppressione: si parla tanto di velo, ma io stessa lo indossavo e portavo le maniche lunghe da ragazzina per andare in chiesa. Insomma, non è facile sovvertire ciò che va avanti da così tanto tempo. Oggi vedo che esistono ancora uomini come gli ayatollah iraniani che hanno evidenti problemi con la loro sessualità, se costringono le donne a coprirsi così. È anche una brama di potere, naturalmente. Le vedo passare anche qui, tutte coperte con soltanto un’apertura sugli occhi, ma spero che possano acquisire l’idea, guardandosi intorno, che la loro vita possa migliorare e che possano vivere in modo differente".
Si sente di dare un consiglio a una giovane?
"Studiare, studiare, studiare. E non farsi intimidire. E prepararsi: è importante avere a disposizione gli strumenti giusti".
E della nostra presidente del Consiglio, la prima a rompere una lunga tradizione maschile, che ne pensa?
"Io sono di sinistra, ma la Meloni è stata furba e in gamba. Certo, mi sarebbe piaciuto di più avere una premier in linea con il mio pensiero, ma la stimo come donna, si dà da fare; di contro, non mi piacciono le sue idee e chi ha intorno".
Si sente spesso parlare dei problemi dei giovani: lei è mamma, nonna e soprattutto ha insegnato per decenni. Che ne pensa?
"La maggior parte dei problemi è causata dai genitori, che li giustificano per ogni cosa. Io non sono per reprimere, ma serve indirizzarli nella vita, con riferimenti e regole".