Dal 2024 sarà bandita la plastica nei dehors Paraventi e sedie, solo ’materiali di pregio’

Stop al plexiglass in favore di vetro, legno e ferro battuto. Le coperture dovranno essere in tinta unita, niente cupole o semisfere. Dall’epoca in cui Spezia era illuminata solo dai bancomat a quella della grande ’mangiatoia’: le tappe di un cambiamento epocale

Migration

Una luce fredda che produce un riflesso spettrale, appena sufficiente a rischiarare qualche metro circostante. “La sera a illuminare le strade c’erano solo i bancomat”, la celebre battuta di Dario Vergassola fotografa bene, per chi se la ricorda, la Spezia dei primi anni Novanta. Mentre l’Italia è scossa dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, e vive, con l’inchiesta di Tangentopoli, il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, la città è alle prese con una forte crisi economica determinata dallo sgretolarsi del sistema delle partecipazioni statali. Si cerca una nuova identità, accanto all’industria e alla portualità, si inizia lentamente a scommettere su nuove vocazioni, come il turismo e la cultura. La pedonalizzazione del centro e la creazione di un sistema di musei segnano la via, l’esplosione delle Cinque Terre come meta turistica conosciuta in tutto il mondo funziona da richiamo per un intero territorio, l’arrivo delle navi da crociere molti anni dopo segnerà la svolta definitiva.

I fiochi e mesti bagliori degli sportelli bancari sono oggi oscurati dalle luci dei tanti dehors di bar e ristoranti che le sere d’estate portano vita e colore da piazza Verdi a piazzetta del Bastione, da Corso Cavour a via Prione. È un cambiamento reale, tangibile, che solo chi non ha memoria può non riconoscere. Nel 2009, l’amministrazione Federici vara il primo piano dell’arredo urbano. Tende, pedane, sedie e tavolini si stanno moltiplicando lungo tutte le vie del centro e si impone l’esigenza di mettere un po’ d’ordine. Regole poi aggiornate nel 2015, attraverso una delibera che approva i criteri per gli allestimenti interni ed esterni per le attività commerciali e di somministrazione che operano nel centro storico. È richiesto agli esercenti, nel predisporre le proprie attrezzature esterne – sicure calamite per un numero di turisti sempre crescente – di attenersi a principi di sobrietà ed eleganza per quanto riguarda forme, colori e materiali. Viene lasciato del tempo, in realtà non quantificato, per permettere a bar e ristoranti di adeguarsi, ma nel 2017 la città, dopo quarant’anni di ininterrotto governo delle sinistre, passa al centrodestra.

La giunta Peracchini nel 2018 vara un proprio regolamento, i cui fondamenti sono in continuità con quello ideato dalla precedente amministrazione, fissando al 2024 il tempo limite per le imprese per allinearsi alle nuove norme. Sei anni, un intervallo lungo, concesso per dar tempo ai ristoratori di ammortizzare gli investimenti già fatti e per, diranno i più maliziosi, scavallare l’appuntamento elettorale del 2022 senza il rischio di incorrere nelle proteste di un’intera categoria. Al netto di un’ulteriore variante al piano del paesaggio urbano operata a gennaio dell’anno scorso, entro il 2024, tutte le occupazioni di suolo pubblico all’interno del perimetro del centro e nei nuclei storici collinari, dovranno adeguarsi a prescrizioni stringenti. A cominciare dalla dimensione dello spazio autorizzabile, che non dovrà superare il 30% della superficie interna del locale. E poi materiali di pregio per tavoli e sedie, paraventi di vetro anziché in plastica, tende solo in tinta unita e non a forma di cupola o semisfera. Disposizioni per preservare una qualità alta dell’offerta delle attività commerciali, necessaria per rimanere competitivi in un mercato sempre più esigente. Senza dimenticare che una città più bella e ordinata è senza dubbio più attraente per i visitatori ma anche più piacevole da vivere quotidianamente per tutti noi che ci abitiamo.

Anche se c’è chi rimpiange una Spezia più provinciale e un mondo dove non esistevano il turismo di massa, i cellulari e i social network, si sta in questi anni – ce lo dicono i numeri – portando a pieno compimento quella trasformazione cominciata quasi un trentennio fa. Il numero dei dehors nei primi anni 2000 non arrivava al centinaio, ora è quasi quintuplicato. Una regia è quanto mai necessaria.

Vimal Carlo Gabbiani