"A Hong Kong senza ansia. Lì la fate troppo grossa"

Il report dello spezzino Franco Ferrari dalla metropoli con 8 milioni di abitanti. "Qui solo 14 contagi e una gestione impeccabile dell’emergenza"

Franco Ferrari (sulla sinistra) insieme ai colleghi di lavoro di Banca Intesa

Franco Ferrari (sulla sinistra) insieme ai colleghi di lavoro di Banca Intesa

La Spezia, 13 febbraio 2020 - In Italia si vive nell’ansia della diffusione del nuovo coronavirus, ad Hong Kong l’emergenza è affrontata con serena adesione ai consigli delle autorità sanitarie senza alimentare allarmismi, nella certezza che, come è successo per la Sars, tutto si risolverà per il meglio, Ne è convinto lo spezzino Franco Ferrari, 36 anni, che ad Hong Kong vive per motivi di lavoro: nei ’ranghi’ di Banca Intesa, si occupa di assistenza finanziaria alle imprese italiane che nella macroregione del sud est asiatico sviluppano business. Risiede lì dal luglio scorso, proveniente da Londra, dove ha lavorato quattro anni: un globe-trotter della finanza. Come sta? "Bene, così come tutti colleghi italiani e locali". Quando ad Hong Kong sono circolate le prime notizie sul virus e cosa è accaduto? "Ben prima di quando il resto del mondo è entrato nel panico; Hong Kong, memore dell’esperienza Sars di 17 anni fa, ha fin da subito ha messo in atto tutta una serie di misure precauzionali per evitare o limitare il contagio". Quali? "Fin dai primi giorni di gennaio la gente girava già con le mascherine e successivamente è cominciata l’igienizzazione- sanitarizzazione costante di luoghi pubblici e degli ascensori. All’ingresso di ogni palazzo, ufficio e negozio si trovano i gel igienizzanti ed informazioni bilingue (mandarino ed inglese) che spiegano come comportarsi per evitare il contagio". Risultati? Contagi in sito? "A poco più di un mese dall’inizio della epidemia, in una metropoli che conta quasi 8 milioni di abitanti, risultano infettate solo 14 persone. Sono state isolate in strutture altamente specializzate". Sulla genesi del fenomeno che si dice? "Viene ritenuta senza fondamento l’ipotesi che il virus sia stato generato in laboratorio. Si consolida l’idea del contagio da pangolino, un formichiere in via d’estinzione: 100mila esemplari in Cina". Sul piano della ricerca per combattere il virus? "L’Università di Honk Kong, già dopo pochi giorni dal primo caso in sito aveva isolato il virus; sono ora in corso sperimentazioni per trovare il vaccino. Il dato conforta perché Honk Kong è la città più vicina alla Cina mainland quindi quella più a contatto con i cinesi. Io come tanti altri connazionali espatriati ci sentiamo molto sicuri, confortati sia dai metodi precauzionali che tutti i cittadini hanno preso fin da subito, sia dall’efficienza del sistema sanitario esperto in questo genere di emergenze". Troppo allarmismo in Italia? "Sì. Il contagio sembra molto ben circoscritto e riguarda principalmente persone che sono state a Wuhan o persone che sono entrate a stretto contatto con loro. Le persone che al momento sono morte sono tutte anziane con pregressi problemi cardiaci/respiratori". Eppure l’ansia cresce, facendo danni.. "Dispiace che l’allarmismo stia danneggiando, con casi di sinofobia, la comunità cinese e le comunità asiatiche solo perché hanno gli occhi a mandorla" © RIPRODUZIONE RISERVATA