REDAZIONE LA SPEZIA

Corini, "Rispettate le volontà dell’avvocato"

Prima arringa di Corte d’assise della difesa (Anna Francini) sulla personalità e l’adoperarsi "solidale" della sorella del legale

Prima la ricostruzione di cornice, su un ampio spettro temporale, dei rapporti altalenanti fra l’avvocato Marco Corini e la sorella Marzia, la personalità e lo spessore professionale di quest’ultima, medico anestesista impegnata in missioni umanitarie all’estero, stimata dai colleghi, nell’estate 2015 al capezzale del fratello dopo un lungo black out, ora in prima linea nell’ospedale di Crema a salvare vite umane sconquassate dal Covid-19. Poi gli affondi per contrastare le accuse legate al confezionamento, a tappe, del testamento del legale che combatteva contro il male e sperava di avere ancora altri mesi da vivere. "Purtroppo la gravità della malattia non aveva rimedio e il decesso era scontato: Marzia ha cercato di alleviare il dolore del fratello morente" ha rilanciato, sinteticamente, l’avvocato Anna Francini rimandando alla prossima udienza la ricostruzione dell’ultimo giorno di vita dell’avvocato, il 25 settembre 2015, entrando nel dettaglio delle dinamiche testamentarie.

Obiettivo: dimostrare che le volontà di Marco furono rispettate. "Fu lui, in piena coscienza, a dettare a Marzia le sue decisioni sulla ripartizione del patrimonio". Sotto esame il testamento che prese forma il 18 settembre, col ’sigillo’ della firma del legale e le modifiche successivamente apportate: la villa di Ameglia e un milione di euro alla giovane fidanzata Isabò Barrak, un milione di euro alla sorella Marzia, 300mila alla madre, 400mila all’avvocato Giuliana Feliciani (poi compuntata per falso in testamento), 200 mila all’ex collega Giovanna Daniele, il cui nome fu poi cancellato dal testo nel quale finì quello di Susanna Cacciatori, 30mila alla colf Stefania Tognoni, 70mila euro dell’Unicef, poi assegnati alla Cacciatori.

Fra gli elementi posti a sostegno della "volontà rispettate" il contenuto di una registrazione audio nella quale Corini, consapevole della possibilità della madre di impugnare il testamento lesivo della ’legittima’, la implorava ad accettare la ripartizione. Come andò poi a finire? Che tra Isabo e Marzia scoppiò la guerra e che di fronte al rischio della prima di restare a mani vuote in conseguenza della praticabilità legale dell’azione della mamma dell’avvocato, prese forma l’accordo per il quale la fidanzata di Corini ottenne 550mila euro, Marzia un milione di euri, Felciani 200mila, Cacciatori 135mila, Tognini 30mila, il resto fini in successione alla madre Giorgette Ciompi, villa compresa. L’esito finale della successione non è sotto la lente del processo ma lo è il testamento redatto da Marzia, presente Giuliana Feliciani. "Fu scritto esattamente tutto ciò che voleva l’avvocato, che mise mano ad appunti per le rettifiche" ha detto Francini.