
La centrale Enel Eugenio Montale a Vallegrande (foto di archivio)
La Spezia, 30 maggio 2021 - Due navi carboniere, fra giugno e luglio, torneranno a solcare le acque del Golfo per consegnare il loro carico alla centrale Enel di Vallegrande. Non succedeva da oltre un anno e la circostanza rischia di accrescere un quadro di preoccupazione generale legato allo slittamento, ormai inevitabile, del disimpegno dal carbone del sito energetico spezzino secondo la tempistica originaria, cioè il 2025. Il carbone in arrivo servirà, come da prassi, per eventuali riaccensioni in caso di crescita del fabbisogno energetico nazionale, ma è chiaro che in uno scenario come l’attuale non può che alimentare nuovi dubbi e nuovi interrogativi sul destino di Vallegrande.
Il tema è stato affrontato l’altro ieri nel corso di un incontro fra il sindacato (Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil Liguria e i vertici di Enel, rappresentata da Gaetano Evangelisti (Affari istituzionali), Nicola Bracaloni (Power Generation), Rosario Marzullo (Affari istituzionali) e Marianna De Luca (Relazioni sindacali). Il faccia a faccia doveva servire a fare il punto sull’iter autorizzativo in corso per l’installazione dei nuovi impianti turbogas a Spezia e Fusina (Venezia), con riferimento all’aggiudicazione dell’asta del capacity market del 2023. E l’azienda è stata chiara: la procedura per i due turbogas, a causa del regolamento dell’asta del capacity market 2023, che impone di presentare l’autorizzazione entro fine giugno 2021, pena decadenza della gara, è in forte ritardo. Colpa non dell’azienda, dice Enel, ma della "burocrazia autorizzativa", su cui ha pesato anche l’emergenza pandemica. Per questo Enel ha avanzato al governo ed al ministero della Transizione ecologica una richiesta di proroga rispetto ai tempi del regolamento della gara indetta da Terna per non azzerare l’attribuzione della gara stessa (senza contare le penali a carico dell’azienda), con la necessità di dover ricominciare da capo il processo di aggiudicazione delle aste del capacity market.
Nel corso dell’incontro Enel ha confermato la strategicità del sito spezzino e la sua vocazione energetica, in funzione di un "polo integrato innovativo nell’ambito del processo della transizione energetica con l’obbiettivo della decarbonizzazione". Conferme che non hanno però fugato i timori sul futuro di Vallegrande. Oltretutto si è saputo che Tirreno Power ha rinunciato alla gara proprio a causa dell’inattendibilità della tempistica degli iter autorizzativi del turbogas a Vado Ligure e a Civitavecchia, una circostanza che non potrà che comportare ritardi nell’uscita dal carbone di Enel rispetto alla scadenza del 2025. In questo scenario il sindacato ora chiede al governo certezze sugli scenari futuri, soprattutto in tema si rinnovabili. "Non basta definire obiettivi – dice unitariamente il sindacato – serve un impegno reale per raggiungerli, anche perché ulteriori ritardi nelle scelte di transizione rischiano di avere ricadute sui tempi del Recovery fund. Certi percorsi vanno rivisti e attualizzati. Se non sei in grado di autorizzare né gas né rinnovabili, il carbone resta l’unica alternativa".
Le tre sigle sindacali hanno annunciato per questo iniziative di mobilitazione che comprendono anche un presidio sotto il Mite, a Roma. Ma un concreto impegno su queste tematiche viene chiesto anche e soprattutto alle istituzioni locali e al nutrito drappello di parlamentari e autorevoli rappresentanti del Governo su cui ora Spezia può contare perché facciano sentire la loro voce. "L’impegno però deve segnare un cambio di passo - è il messaggio che arriva dal sindacato - Il caso Enel deve essere gestito non come un’esigenza localistica, circoscritta al territorio spezzino ma come una partita da giocare sui tavoli decisionali nazionali". Temi su cui si tornerà intanto a discutere il 4 giugno al tavolo ligure a cui siederanno oltre Regione, Comuni di Spezia e Arcola, Confindustria e sindacati.