MATTEO MARCELLO
Cronaca

Carabiniere morto per il Covid. I familiari fanno causa all’Arma

Un maresciallo di 53 anni morì il 20 marzo 2020 al Sant’Andrea dopo aver contratto il terribile virus. Chiesto oltre un milione di euro di danni non patrimoniali

Carabiniere morto per Covid: la famiglia fa causa all'Arma (foto Ansa)

Carabiniere morto per Covid: la famiglia fa causa all'Arma (foto Ansa)

La Spezia, 23 maggio 2024 – Fu il primo carabiniere in Italia a perdere la vita a causa del Covid. Con il Paese nella morsa del virus e nel baratro del lockdown, il 19 marzo 2020 la provincia e l’Arma furono lacerate dalla notizia della scomparsa di un maresciallo di appena 53 anni, in servizio nella caserma spezzina, morto nel reparto di Rianimazione del Sant’Andrea dopo aver contratto il terribile virus.

Oggi, quella vicenda è destinata ad essere rievocata in un tribunale: non quello amministrativo, che si è chiamato fuori decretando il difetto di giurisdizione, ma quello civile della Spezia, presso il quale nelle prossime settimane sarà riproposto il ricorso. La moglie, i figli e il fratello del maresciallo, assistiti dagli avvocati Alessio Iannello e Fabrizio Ricciardi, hanno infatti deciso di ricorrere alla giustizia per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non, trascinando in giudizio il ministero della Difesa e il Comando generale dell’Arma dei carabinieri. Secondo la ricostruzione dei famigliari, il 53enne maresciallo avrebbe contratto il virus "per fatto illecito colposo dell’amministrazione datrice di lavoro", che "pur essendo a conoscenza del pericolo di contagio dell’infezione da covid-19 e della necessità di cautele avrebbe tenuto una condotta violativa" delle norme.

Nella fattispecie, viene lamentata l’omessa formazione dei lavoratori circa il rischio di esposizione al virus, il mancato approntamento di misure preventive e di dispositivi di protezione individuale, l’ordine di astensione dall’utilizzo di mascherine autonomamente reperite. Negli atti viene citata anche una circostanza: l’impiego del maresciallo nel servizio di ordine pubblico allo stadio Picco, il 4 marzo 2020, in occasione di Spezia-Pescara, ultima partita di calcio giocata a porte aperte prima dell’entrata in vigore del decreto ministeriale (emesso poche ore prima dell’incontro) che imponeva le porte chiuse a tutte le manifestazioni sportive come misura di prevenzione per contenere l’emergenza coronavirus. Il carabiniere aveva lavorato fino al 6 marzo. Poi, i primi sintomi e la rapida escalation della malattia, fino alla tragedia.

Il Comando generale dell’Arma ha riconosciuto la dipendenza da causa di servizio del decesso del militare; per i familiari, la morte del maresciallo sarebbe imputabile al datore di lavoro pubblico: da qui il ricorso al Tar con la richiesta di risarcimento dei danni patrimoniali per poco meno di duemila euro, e dei danni non patrimoniali che i legali dei ricorrenti hanno calcolato in 1.114.608,30 euro. I giudici del Tar hanno però sposato la tesi dell’Avvocatura di Stato, ritenendo il ricorso inammissibile per difetto di giurisdizione, e indicando nel giudice ordinario quello davanti al quale riproporre il ricorso. Azione, quest’ultima, che verrà concretizzata nelle prossime settimane.