Caporalato per costruire yacht di lusso, intercettazioni-choc: "Ammazzalo"

Società lavorava per importanti cantieri della Spezia e di Carrara, risultati estranei all'indagine

Operazione della Gdf contro il caporalato

Operazione della Gdf contro il caporalato

La Spezia, 10 novembre 2020 - "Ti do un calcio, ti butto dall'alto della nave": così la banda di 'capi' terrorizzava i lavoratori impegnati con turni infiniti e paghe da fame nei cantieri nautici spezzini, banda smantellata dopo una complessa indagine dalla Guardia di finanza della Spezia.

Il modus operandi dei caporali, arrestati questa mattina all'alba dalle Fiamme Gialle, è finito nella fitta rete di intercettazioni ambientali e telefoniche disposte dalla Procura nell'ultimo anno. Tra queste, quella captata nel marzo scorso. La voce è quella di un 36enne del Bangladesh, finito in carcere perché ritenuto uno dei più fedeli collaboratori del 'capobanda': al telefono con un operaio si rivolge con tono minaccioso a altro lavoratore presente in cantiere. «bisogna preparare in questa maniera… ti do un calcio, ti butto dall'alto della nave». «Dopo averlo attaccato ammazzalo… non capisce niente quell'uomo» rilancia un altro operaio.

Una condotta nel segno del terrore che lo stesso 36enne era solito mettere in atto. «Guarda che adesso vengo da te e ti do un calcio» il tenore delle frasi del trentenne. «Detti episodi rappresentano la consueta modalità di gestione delle maestranze - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari, Mario De Bellis -, e che le stesse siano assuefatte a dette vessazioni».

Un sistema consolidato da tempo, che aveva creato 'schiavi' non nei campi di pomodori e arance ma nei cantieri degli yacht di lusso. Indagine conclusa con l'arresto di 8 persone tra La Spezia e Ancona. Arrestato un italiano, consulente del lavoro di Ancona, il 'colletto bianco' del sodalizio e che avrebbe fatto in modo che tutti i pagamenti apparissero formalmente in regola. Arrestati anche 7 bengalesi, il referente e i capocantiere della Gs Painting Srl con sede ad Ancona ma operativa alla Spezia, i quali avrebbero costretto gli operai stranieri a turni massacranti pur di non perdere il lavoro e il permesso di soggiorno, e costretti a restituire in contanti parte del denaro percepito in busta paga, anche attraverso umiliazioni e vessazioni.

LA RICOSTRUZIONE - La Gs Painting Srl, individuata dalla Gdf della Spezia come fulcro di sfruttamento di operai di origine bengalese, lavorava in subappalto all'interno dei cantieri navali Baglietto Spa e Sanlorenzo Spa alla Spezia, e dei Nuovi Cantieri Apuania a Carrara. Cantieri che sono ritenuti del tutto estranei ai fatti. Gli investigatori della Guardia di Finanza stanno però sequestrando oltre a tutte le commesse subappaltate anche tutte le schede di lavorazione dei vari yacht oggetto delle lavorazioni, per vagliare la posizione dei cantieri. L'inchiesta ha portato all'arresto di 8 persone, ritenute responsabili di caporalato nei confronti di oltre 150 operai bengalesi che operavano all'interno dei cantieri navali, tramite la Gs Painting Srl, per effettuare lavorazioni complesse e a rischio, sottopagati. Le paghe andavano da 4 a 6 euro all'ora, per lavorare sette giorni su sette almeno 12 ore. I lavoratori bengalesi erano preferiti da questa società, con sede ad Ancona, perché ritenuti più 'remissivì nei confronti dei loro aguzzini

I CENTRI DI ACCOGLIENZA - L'inchiesta sul capolarato è partita da un accertamento reddituale e patrimoniale della Guardia di Finanza relativo ad alcuni immigrati ospitati nei centri di accoglienza spezzini che non presentavano la busta paga ai funzionari della Prefettura della Spezia. Erano emersi compensi sostanziosi, ma in realtà non realmente percepiti dai lavoratori. Grazie a intercettazioni, pedinamenti e tracciamento delle operazioni bancarie le Fiamme Gialle sono riuscite a dimostrare che anche la metà dello stipendio veniva restituita in contanti ai capocantieri, tra minacce e violenze. Poche le testimonianze raccolte direttamente dagli operai sfruttati, perché per loro la perdita del lavoro significava perdere anche il permesso di soggiorno: fonti investigative confermano che hanno iniziato a parlare quando hanno rischiato anche di essere cacciati dai centri di accoglienza gestiti dalla Prefettura.

I CANTIERI - Estranei ai fatti i cantieri della Spezia Sanlorenzo Spa e Baglietto Spa, oltre ai Nuovi Cantieri Apuania di Carrara, dove lavoravano in subappalto gli oltre 150 operai bengalesi sfruttati dai caporali. Fonti vicine ai cantieri Baglietto confermano «il massimo supporto alle autorità nelle operazioni»

IL PREFETTO - «Faccio i miei complimenti al Comandante Benassi e ai suoi uomini per questa ennesima, importante operazione portata a termine dalla Guardia di Finanza dopo una lunga indagine partita da una collaborazione per la verifica dei requisiti di permanenza dei migranti nei centri di accoglienza» Lo ha affermato il prefetto della Spezia Maria Luisa Inversini. «Lavoriamo in sinergia con le forze di polizia per garantire la legalità e il rispetto delle regole da parte dei migranti ospitati - ha concluso -, ma stiamo attenti anche a tutelare i richiedenti asilo da ogni forma di sfruttamento».