
Un cane della stessa razza di quello al centro della contesa di coppia approdata ieri in tribunale e risoltasi a favore dell’uomo, sottufficiale di Marina
La Spezia, 17 settembre 2016 - Dopo anni di convivenza insieme, il rapporto di coppia si è logorato. Risultato: ognuno per la sua strada. Cose che capitano, con corredo di tensioni sulla spartizione dei beni comuni e bracci di ferro legali.
Ma per la prima volta, ieri, il Tribunale della Spezia si è pronunciato in relazione ad una contesa fra ex che aveva come oggetto un cane; per la precisione un cane di razza labrador retriever, che risponde al nome di Cesare. Entrambi i conviventi, considerandolo cosa propria, si sono fronteggiati a suon di carte bollate per avere il riconoscimento giudiziario della proprietà.
Lui, un sottufficiale della Marina, sull’onda dell’imbarco su una nave grigia, non aveva sollevato obiezioni, inizialmente, all’affidamento dell’animale a lei durante l’assenza per motivi di lavoro. Ma la donna, una volta tornato a terra l’ex, non ha voluto saperne di consegnargli l’animale, forte anche dell’intestazione a suo nome del microchip col quale il cane è registrato all’anagrafe canina.
Alla fine, però, l’ha spuntata l’uomo, assistito dall’avvocato Luigi Bondani. La sua carta vincente è stata la firma sul contratto stipulato per l’acquisto del cane, per 700 euro. La venditrice ha confermato in aula la circostanza di aver trattato solo col militare. E il giudice Ettore Di Roberto ha sentenziato a favore dell’uomo, riconoscendolo «esclusivo proprietario» del cane. Il militare chiedeva anche un risarcimento per i danni non patrimoniali (le sofferenze psicologiche) patite nel periodo di distacco dal cane, soprattutto una volta reimpiegato a terra. Ma il giudice, con riferimento alla giurisprudenza che àncora la valutazioni dei danni in rapporto ai reati da essi discendenti, circoscrivendo la contesa al piano civilistico, ha rigettato l’istanza. Poco male per l’uomo: l’importante è riabbracciare Cesare.