Camec, gestione aperta ai privati "Così per le future generazioni resterà solo un pugno di mosche"

Appello dell’ex assessore Basile ad artisti e intellettuali della città: "Adesso fate sentire la vostra voce"

Camec,  gestione aperta ai privati  "Così per le future generazioni  resterà solo un pugno di mosche"

Camec, gestione aperta ai privati "Così per le future generazioni resterà solo un pugno di mosche"

Altro che un obiettivo animato dalla volontà di valorizzare il patrimonio pubblico. Per l’ex assessore alla cultura Luca Basile, attuale esponente di Articolo 1 e amministratore ai tempi del secondo mandato Federici, l’avviso lanciato da Palazzo civico per sondare l’interesse di enti, associazioni, cooperative e privati a gestire il Centro di arte moderna e contemporanea è "il culmine di una linea di dismissione di tutte le principali componenti della nostra offerta culturale". Il giudizio sulla procedura avviata dall’amministrazione è tranciante. Anzi, l’intera politica messa in campo dall’amministrazione Peracchini viene bollata come "una strategia di sostanziale privatizzazione della cultura cittadina". Gli esempi citati spaziano dalla "destituzione di ruolo della Mediateca regionale, di cui mai è stato convocato e sostituito il comitato scientifico" allo "snaturamento del centro Dialma Ruggiero, affidato con gara e svuotato del suo ruolo di casa delle associazioni", all’"effettivo cambio di destinazione d’uso del Centro Allende".

Per contro, vengono citate ad esempio iniziative organizzate al Camec – da ‘Mettiamoci la faccia’ a ‘Generazioni’ – pensate quando governava il centrosinistra come tentativi di avviare "un percorso di avvicinamento tra città e museo", la cui naturale funzione, lascia intendere l’ex assessore, si pone a metà strada tra pinacoteca e laboratorio per la creatività locale, con attività innervate da criteri di socializzazione e percorsi partecipativi. "Anche accettando, in astratto, la non condivisibile scelta di misure di “esternalizzazione”, il Camec – conclude Basile – è certamente l’ambito meno indicato per un’operazione di questo tipo poiché è quello più versatile per un coinvolgimento diretto della città (benché eventuali gestori esterni possano raggiungere risultati comunque migliori rispetto al recente vuoto). Con l’affido si segna, insomma, un ulteriore, estremo passaggio per consegnare alle amministrazioni e agli assessorati alla cultura di domani un pugno di mosche da gestire. C’è materia, mi pare, perché il settore culturale spezzino rifletta e faccia sentire la sua voce a proposito di una linea complessiva di chiusura e separatezza, di annientamento della programmazione pubblica e della partecipazione in materia di politica culturale".

Roberta Della Maggesa