REDAZIONE LA SPEZIA

Caccia al tesoro nella pancia della Val di Vara Ecco il piano per le esplorazioni minerarie

Tre anni di studi e rilevamenti su un’area di 8mila ettari a cavallo tra Maissana e Varese. Il progetto al ministero per l’iter di Via

Oro, argento, rame. E poi cobalto, piombo, zinco, nickel, manganese. Una ‘caccia al tesoro’ nel ventre della Val di Vara: un piano da 243mila euro e spiccioli per tre anni di esplorazioni, studi e rilevamenti su un’area di 8.243 ettari, con l’obiettivo di capire quanto è ricca la vallata, ma che già preoccupa sindaci e associazioni ambientaliste. È quanto prevede il progetto di ricerca mineraria presentato nelle scorse settimane dalla Energia Minerals Italia, società controllata interamente dall’australiana Alta Zinc, al ministero dell’Ambiente per l’avvio del procedimento di Valutazione di impatto ambientale.

Già avviato il countdown di sessanta giorni entro i quali comuni e associazioni possono presentare le proprie osservazioni al progetto che si snoda sulle alture tra le province di Genova e Spezia, nei Comuni spezzini di Maissana e Varese Ligure, e in quelli genovesi di Ne, Sestri Levante, Castiglione Chiavarese e Casarza Ligure. Nel mirino, aree che già in passato furono interessate da attività di coltivazione ed esplorazione mineraria: tra queste c’è appunto l’ex miniera di rame di Molin Cornaio, nel Comune di Maissana, assieme ai vecchi distretti minerari di Reppia, Monte Bardeneto, Libiola, Monte Loreto, Campegli, Bargone, Gallinaria, e alla miniera di manganese di Gambatesa, tutti nel Genovesato. Una zona che fu produttiva ma che oggi è, almeno in parte, sottoposta alle tutele riconosciute alle Zone speciali di conservazione; anche alcune zone dal Parco regionale dell’Aveto sarebbero interessate dai sondaggi.

Ma cosa prevede il progetto di ricerca mineraria presentato dalla Energia Minerals? La prima fase riguarderà la raccolta della documentazione e dei dati esistenti, nonché una nuova mappatura geologica di dettaglio che sarà effettuata con apparecchiature Gps. A questa, seguiranno fasi più operative, come la campionatura sistematica di superficie per individuare aree la cui presenza di minerali possa ritenersi "di interesse economico". "Alla campionatura sistematica degli affioramenti – si legge nel programma dei lavori presentato al ministero dell’Ambiente – verrà affiancata una caratterizzazione delle discariche esistenti nelle ex aree minerarie. Per garantire il recupero di campioni rappresentativi, al di fuori delle aree sensibili, si prevede l’esecuzione di piccoli scavi o trincee tramite l’utilizzo di mezzi meccanici di dimensioni ridotte". Seguirà poi la fase dedicata al campionamento dei sedimenti dei corsi d’acqua, che si dividerà tra lavorazioni in loco con una batea e una serie di setacci metallici, ed esami di laboratorio per l’analisi chimica delle particelle raccolte. Ulteriori misurazioni legate ai campi magnetici ed elettromagnetici, nonché l’analisi del potenziale elettrico naturale alla superficie e lo studio con metodologie di Remote Sensing per la ricerca di aree soggette ad alterazione idrotermale: tecniche di telerilevamento, queste, che verranno effettuate utilizzando immagini satellitari iperspettrali della missione Prisma, fondata e gestita dall’Agenzia spaziale italiana.

Le ricerche si concluderanno nell’ultimo trimestre del 2023 con la stesura dei rapporti. Un’attività, quella promossa dalla Energia Minerals Italia – già titolare nel nord Italia del permesso di ricerca per zinco, piombo, argento e metalli associati nel distretto minerario di Gorno in provincia di Bergamo, e di due permessi di ricerca in provincia di Torino per cobalto e metalli associati –, che avrebbe bassi impatti sull’ambiente, almeno secondo quanto emerge dallo studio di impatto ambientale presentato dalla stessa società al ministero, e realizzato da un’azienda specializzata in ricerche e consulenze in campo geologico e ambientale situata a Bergamo. "I lavori programmati – si legge – comprendono attività che comportano interferenze minime se non nulle con la natura dei luoghi e l’ambiente. Non sono previste perforazioni, non sono previste opere edili, né movimenti terra; non verranno prodotti rifiuti, non vi sarà emissione di inquinanti in acqua o in aria eccezion fatta per i fumi di scarico degli autoveicoli necessari a raggiungere i luoghi di indagine, cui aggiungere le emissioni degli eventuali voli. Non saranno necessari interventi di ripristino". Secondo la società di consulenza, quindi, "le valutazioni consentono di attribuire alle attività in previsione un giudizio complessivo finale d’impatto non significativo".

Matteo Marcello