Bedini, accusato di due omicidi, tenta la fuga dal carcere con una corda di stracci

Il falegname 32enne, sospettato di aver ucciso una trans e una prostituta, era fuori dalla cella per l’ora d’aria. Subito fermato

Daniele Bedini

Daniele Bedini

La Spezia, 16 luglio 2022 - Tentata evasione dalla casa circondariale di Villa Andreino da parte di Daniele Bedini, il falegname di 32 anni di Carrara, presunto duplice omicida a colpi di pistola di Nevila Pjetri e Carlo Bertolotti poco più di un mese fa a Sarzana, nel giro di due notti. La ricostruzione effettuata dalla polizia penitenziaria ha dell’incredibile, emerge un tentativo del tutto velleitario del trentenne, che non sarebbe mai riuscito a lasciare il carcere senza essere scoperto. Il detenuto aveva infatti ’costruito’ una rudimentale corda procurandosi avanzi di stracci e l’ha abilmente occultata.

L’altra mattina è uscito all’ora dei passeggi con l’attrezzo, e l’ha poi lanciato al di la della cinta muraria con l’intento di scavalcarla. Prima di tutto, all’agente della penitenziaria di servizio al controllo passeggi non è sfuggito l’atteggiamento di Bedini quando ha repentinamente estratto la corda, quindi il tentativo già di per sé sarebbe fallito. In più la consistenza della ’corda’ era tale da non poter reggere il peso del giovane, quindi si è rotta facendo cadere rovinosamente Bedini. E’ scattato subito l’allarme e il trentenne è stato inviato a un controllo medico che non ha accertato danni fisici, pertanto il detenuto è stato trasportato in cella di isolamento in attesa di ulteriori indicazioni. E inevitabilmente, oltre al grave capo di imputazione di duplice omicidio, per lu scatterà anche la denuncia per tentata evasione.

«E’ indubbio che oggi l’istituto della Spezia – afferma il segretario regionale del Sappe Michele Lorenzo – rappresenta un punto di cruciale vulnerabilità determinata da una esponenziale presenza di detenuti connotati da varie problematiche, il che rappresenta, per la polizia penitenziaria, un surplus di attività inserito in un sistema penitenziario depotenziato a contenere i continui eventi critici". Sul tema è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria del Sappe: "Quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri, che vede sempre maggiori ricorsi a visite in strutture a ospedaliere esterne nonostante buona parte delle carceri abbiano Centri diagnostici terapeutici (Cdt) e infermerie all’altezza con personale medico e paramedico adeguato. E’ grave che il personale non abbia potuto disporre del prezioso ausilio delle centrali operative regionali che sono state assurdamente soppresse, sempre nella logica di depotenziare un corpo di polizia dello Stato quale è la polizia penitenziaria, per ridurre la nostra istituzione ad unità di supporto ai detenuti e alle politiche trattamentali secondo le indicazioni del garante dei detenuti. Adesso basta!".

M.B.