Accusato per la palpata in strada Ma in quel momento era in palestra

Assolto un marocchino finito sotto inchiesta per la denuncia del fidanzato della vittima

L’accusa di violenza sessuale si era allungata sulla sua testa sulla base della testimonianza resa dal fidanzato dalla vittima e dell’inchiesta sommaria effettuata dalla Polizia ai fini dell’identificazione. L’imputazione non ha però retto al vaglio del giudice delle indagini preliminari Mario De Bellis che, a fronte dell’insufficienza di prove, ha prosciolto l’indagato. Le argomentazioni del difensore, l’avvocato Andrea Giorgi, hanno fatto centro. Ad uscire di scena a testa alta dal processo è un uomo di origini marocchine; di professione fa il camionista, abita nei pressi di piazza Brin e risulta ben integrato in città. L’azione contestata? Una palpata in strada ad una giovane donna spezzina: un gesto repentino nelle parti intime, previo avvicinamento alle spalle e successiva fuga a gambe levate senza mostrare la faccia. A mettere l’immigrante nei guai era stata la testimonianza del fidanzato della parte offesa e l’inseguimento da parte dello stesso per acciuffare il palpatore. "L’ho visto, l’ho rincorso, si è infilato in Questo portone" disse ad una pattuglia della squadra volante giunta a razzo a seguito della denuncia. Da lì in avanti l’indagine sul campo - ossia nel palazzo . dei poliziotti. Sulla base dei pochi elementi raccolti risalgono ad un’abitazione. Ad aprire la porta è la mamma del sospettato. "Mio figlio non è in casa...." dice, lasciando spazio agli agenti per le per le verifiche. Lui davvero non c’è. Era riuscito ad uscire dal palazzo senza farsi notare? Di certo ha asserito in aula che nel momento in cui veniva consumata la violenza lui si trovava in una palestra a fare ginnastica. Di qui l’assoluzione, col dubbio, chiesta e ottenuta dall’avvocato Giorgi a fronte di una richiesta di condanna ad un anno e due mesi formalizzata dal pm Federica Mariucci.

Corrado Ricci