MIRCO GIORGI
Cronaca

"A Spezia gioco e studio per la maturità I soldi? Li uso per aiutare chi ha bisogno"

Roberto Piccoli, 20 anni, si racconta dalle giovanili con l’Atalanta alla A. "Il Covid ha colpito la mia città, ho reagito sistemando una scuola per disabili"

di Mirco Giorgi

Chissà, magari in futuro (molto presto) sentiremo parlare di Roberto Piccoli come di un campione, un predestinato. Benché giovanissimo (compirà 20 anni a gennaio) il suo curriculum è già impressionante: negli 8 anni trascorsi nel settore giovanile dell’Atalanta ha vinto tutto, è stato capocannoniere della Youth League (la Champions a livello giovanile), ha esordito prestissimo in serie A, ha fatto tutta la trafila in Nazionale dall’Under 15 in poi. Ma quando vai a scavare nelle cose che gli almanacchi non dicono, scopri un ragazzo educatissimo, dalla maturità non comune e di valori molto solidi.

"Sono nato in una famiglia di sportivi, mio padre Marino, ex calciatore dilettante, è stato direttore di squadre ciclistiche a livello professionistico. Mia madre Elena è un’istruttrice di ginnastica artistica. Mi hanno sempre educato al sacrificio, al duro lavoro, a credere fermamente in quel che si fa, a partire dalle piccole cose. L’importanza dell’educazione, imparare a vivere in mezzo agli altri".

Bergamasco, cresciuto a Sorìsole, un paese a due passi dalla città ma ai piedi dei monti, pochi discorsi e tanti fatti, come usa da quelle parti. Poi c’è stata un’altra famiglia, calcistica, molto importante nella vita di Roberto. Cosa significa crescere nell’Atalanta?

"Tutti conoscono l’aspetto sportivo. Ma non tutti sanno che quando esce la pagella, dai Pulcini alla Primavera, devi portarla al tuo allenatore. Se i voti non sono buoni non ti alleni più con la squadra finché non recuperi un rendimento scolastico accettabile. Fino alla terza scientifico ho frequentato una scuola pubblica, dopo il calcio è diventato sempre più importante e sono dovuto andare in un liceo privato, che aveva orari più flessibili. Purtroppo per varie vicissitudini legate anche a degli infortuni, ho perso un anno scolastico. Qui a Spezia sono iscritto a un liceo privato e a una scuola di inglese, a fine anno voglio prendere la maturità".

Come ti trovi in città?

"E’ la mia prima esperienza lontano da casa, Spezia mi piace molto, anche se l’ho potuta girare ancora poco. L’ambiente atalantino, Gasperini per primo, mi ha fortemente consigliato di venire qui, in una società seria, con centri sportivi ottimi e un buon settore giovanile. Lo Spezia ha creduto in me e ho detto subito sì, ringrazio la società e l’allenatore Italiano, che mi sta facendo imparare tanto sia dal punto di vista calcistico, sia dal punto di vista umano. Siamo un gruppo forte, molto unito, con molti giovani, in squadra c’è un bel clima che ti porta a dare tutto in ogni allenamento per conquistare un posto la domenica. Se c’è il cuore e la volontà, tutto è possibile. E poi i tifosi sono davvero caldi, non mancano di farsi sentire, non vedo l’ora di giocare davanti al nostro pubblico, a porte chiuse non è la stessa cosa. Sentire che ti incitano quando sei in difficoltà ti dà una carica enorme, sono davvero il dodicesimo uomo. E’ già qualcosa che giochiamo e ci alleniamo regolarmente. Penso ai ragazzi del settore dilettantistico fermi da un sacco di tempo e li capisco. Se mi togliessero il calcio impazzirei".

Vieni da Bergamo, città duramente colpita dal Covid: cosa puoi raccontarci?

"E’ stato un periodo terribile, sentivo ambulanze ogni due minuti, una tragedia infinita. Ma ci stiamo rialzando, come siamo abituati a fare. Anch’io ho perso una persona carissima, Aldo, dirigente del settore giovanile dell’Atalanta, che da quando avevo dieci anni fino a quando sono arrivato in prima squadra portava in macchina me e altri ragazzi da casa al campo e viceversa tutti i giorni per conto della società. Una persona fantastica che ci aiutava anche con la scuola. Il Covid gli ha procurato un infarto e se n’è andato da un giorno all’altro. Il giorno dopo ero a Coverciano per la Youth League e ho segnato, mi sono alzato la maglia e gli ho dedicato il gol. Ma non sono stato a guardare: siccome mi piace aiutare le persone in difficoltà, a spese mie ho fatto sistemare a nuovo una scuola per disabili a Bergamo gestita da mio cugino, dove studiano una quindicina di ragazzi".

Fuori dal calcio cosa ti piace?

"Sono un appassionato di ciclismo, che purtroppo adesso non posso praticare per evitare il rischio di infortuni. Guardo le corse alla tv, sono amico di alcuni ciclisti professionisti tra cui Giulio Ciccone. Al di fuori dello sport, mi piace stare con gli amici, a partire da quelli di infanzia del mio paese. Amo andare a cena, con la famiglia e gli amici, visitare posti nuovi. Tutte cose che adesso non si possono fare ma speriamo di poter tornare a far presto".

Non è che a gennaio ci lasci?

"Assolutamente no, quest’anno mi sono impegnato a fare bene qui con lo Spezia. Da bergamasco atalantino, non nascondo che mi piacerebbe in futuro tornare là da protagonista".