ANDREA CAPITANI
Cronaca

Violenza di genere. Calano gli accessi ai Centri di assistenza. Olympia De Gouges

Nell’anno appena concluso, accolte 139 donne, mentre nel 2022 erano state 187. La presidente Gaglianone: "Forse il calo è dovuto anche alla presenza del nuovo servizio Seus. Ma l’impegno è comunque tanto".

Violenza di genere. Calano gli accessi ai Centri di assistenza. Olympia De Gouges

Violenza di genere. Calano gli accessi ai Centri di assistenza. Olympia De Gouges

I fatti di violenza sulle donne, quasi come un ciclo che non si interrompe, tornano come un vortice che impaurisce e fa sentire impotenti. Essenziale dunque il lavoro dei Centri antiviolenza, come quelli dell’associazioneo a Olympia De Gouges, sempre operativo in tutta la provincia di Grosseto con i suoi sei spoertelli. Per quanto riguarda i dati relativi al 2023, sono state accolte dal centro 139 donne (nel 2022 erano state 187), di cui 111 italiane e 28 straniere. A livello territoriale, 76 a Grosseto, 18 a Orbetello, 4 a Manciano, 17 a Follonica, 18 sull’Amiata e 6 a Capalbio. La presidente dell’associazione grossetana, Sabrina Gaglianone, insieme alle sue colleghe si batte per sensibilizzare e aiutare non solo chi ha immediato bisogno, ma anche chi necessita di un sostegno o di un aiuto psicologico, con assoluta riservatezza. Le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza Olympia De Gouges, per quanto riguarda la provincia di Grosseto, sono in diminuzione, passando dalle 187 del 2022 alle 139 del 2023.

Gaglianone come valuta questo dato?

"Il calo potrebbe essere dovuto al fatto che da marzo 2023 è operativo il Seus (il Servizio regionale di urgenza ed emergenza sociale), che interviene sulle emergenze. Anche se, in realtà, non ci sembra di avere avuto un calo, perché gli accessi settimanali sono sempre tanti e sono più lunghi, perché le donne che iniziano a venire lo fanno per più volte e per almeno una volta a settimana".

Al di là dei dati, a livello empatico qual è la situazione in questo momento?

"La situazione è sempre grave, anche perché aumentano i casi di multi-problematicità. Spesso non c’è solo la violenza, ma anche il disagio psichico, la dipendenza e altro, tanto che a volte c’è bisogno di altre figure professionali che intervengano. Mi sembra comunque che siamo ancora lontani dal vedere la luce. Dove ci sono dei rischi prendiamo delle misure più importanti, sempre d’accordo con chi si rivolge al centro. Spesso con un allontanamento dalla persona violenta, che può essere anche consensuale e graduale secondo le regole civili".

I recenti fatti di cronaca, specialmente quello di Giulia Cecchettin, hanno incentivato le donne a rivolgersi ai centri oppure c’è ancora tanto da fare?

"Sicuramente c’è stata un’ondata emotiva forte che ha portato a una riflessione all’interno delle famiglie e delle scuole. Dopo l’episodio di Giulia in molte scuole è stata fatta richiesta di intervenire per parlare di quello che era successo e di fare un’educazione all’affettività. Sicuramente è un fatto che ha smosso le coscienze. A livello educativo parlare e affrontare i nodi è importante".

Nella nostra provincia le donne tra i 16 e i 29 determinano una misura più bassa di accessi ai centri antiviolenza rispetto alle fasce 30-39, 40-49 e 50-59anni. Da cosa deriva?

"La violenza esplode spesso dentro le famiglie, con convivenze e relazioni difficili. Spesso sono le donne tra i 40 e i 49 anni a rivolgersi a noi. Il non accettare una separazione e lo stalking sono tra i mali più riscontrati e la fascia più giovane spesso non ha sviluppato convivenze e rapporti malati".