CRISTINA RUFINI
Cronaca

Violentata ripetutamente a 8 anni. Lo zio accusato e condannato

I continui abusi si compivano durante la notte nella casa della nonna

Violenza sui minori

Grosseto, 11 novembre 2015 - SI FIDAVA di lui. Era felice quando poteva trascorrere un po’ di tempo nell’appartamento dove vivono la nonna e lo zio acquisito. Lei, 8 anni all’epoca delle violenze subite, giocava volentieri con quel ragazzone che poi si è trasformato in orco. Che le ha rubato l’infanzia e costretta a raccontare prima a un amichetto, poi alla madre e infine a un giudice che cosa subiva in quelle notti trascorse in casa della nonna, quando dormiva nella camera dello zio di 39 anni nel 2013. Quell’uomo che di recente un giudice del tribunale di Grosseto ha condannato a quattro anni e dieci mesi di reclusione per violenza sessuale sulla nipotina. Una ricostruzione che fa salire la rabbia, vergata nelle venti pagine della sentenza firmata dal gup Marco Bilisari. Frammenti di abusi resi meno crudi possibile, ma terribili. Un racconto esauriente di quanto subito da quella bimba di otto anni che si è vista spogliare, toccare.

Dai giochi col «solletico» a quelli a luci rosse. Fino ai tentativi di violenza sessuale vera e propria. Con richieste di approcci come se si fosse trattato di una donna matura. Era soltanto una bambina alla quale la vita aveva già chiesto molto. Il padre e compagno della madre fino al 2010 l’aveva riconosciuta, ma non si era preso di cura di lei, almeno secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini. Poi l’incontro della mamma con un altro uomo, un padre acquisito, al quale la piccola si era affezionata, così come al fratello di lui: lo zio che l’ha violata. Negandolo sempre, relegando quelle atrocità alle fantasie di una bambina. Ma una bambina di otto anni non può avere le fantasie raccolte come confidenze per primo dall’amichetto di sette anni: «Non aveva paura di essere sgridata da lui», così il giudice ha spiegato la scelta della piccolina di raccontare quegli approcci «strani» al compagno di giochi. Ed è stato proprio lui che rimasto colpito da quanto ascoltato, lo ha riferito ai suoi genitori. Frammenti di violenze che sono arrivati alla madre della piccola vittima proprio dai genitori del ragazzino, con la successiva conferma della figlioletta. Da qui la denuncia in questura ad aprile del 2013 della madre, le successive indagini con l’ascolto, in sede di incedente probatorio, dell’amichetto, dei suoi genitori e infine della piccola vittima, che ha raccontato con incredibile lucidità quanto subito, mostrandolo su una bambola. Ma il tempo delle bambole, per lei, è finito troppo presto. Oltre la condanna, lo zio è stato interdetto temporaneamente dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni alla parte civile da definire in separata sede, concedendo in questa fase una provvisionale di 10 mila euro.