MATTEO ALFIERI
Cronaca

Tragedia Erasmus, a settembre il processo

I magistrati vorrebbero chiedere l’abbreviato per l’autista che rischia 4 anni. Il padre di Elena Maestrini: "Uno scandalo, noi non ci stiamo. Serve giustizia"

Elena Maestrini ha perso la vita sul bus che si è ribaltato sull’autostrada

Grosseto, 5 agosto 2022 - Sono trascorsi sei anni dalla tragedia di Terragona, in Spagna. Un incidente terribile avvenuto nel marzo del 2016 con un pullman sul quale morirono tredici studentesse del progetto Erasmus, di cui sette italiane. Tra loro c’era anche Elena Maestrini, una giovane studentessa che era partita l’anno precedente da Gavorrano. L’incidente avvenne in Catalogna sull’autostrada A7. Un colpo di sonno dell’autista fece ribaltare il mezzo al chilometro 333. Morirono in 13 ragazze che partecipavano al programma Erasmus. Furono ribattezzate le «figlie di tutti», le «figlie d’Europa». I giudici del tribunale di Amposta, dopo varie sollecitazioni da parte dei parenti delle vittime a riaprire un caso che era stato troppo presto derubricato come semplice incidente, hanno stabilito la data della prima udienza-filtro per il 15 di settembre. Una prima riunione tra i legali e i parenti delle povere studentesse che non hanno mai smesso di chiedere giustizia. Ma dalle voci che filtrano sarà anche il giorno in cui il pubblico ministero spagnolo che sta portando avanti l’inchiesta formulerà la richiesta di condanna per l’autista del bus, Santiago Rodriguez Jimenez, 62 anni. Si parla di quattro anni dopo un’eventuale condanna con il rito abbreviato. 

"Non ci sto, sarebbe ridicolo". Gabriele Maestrini, padre di Elena, una delle tredici studentesse morta a causa del ribaltamento del mezzo sull’autostrada nella zona di Freginals, ribadisce gli stessi concetti che ha sempre sottolineato dal giorno che ricevette, mentre era nella sua casa a Gavorrano, quella maledetta telefonata. "Abbiamo ricevuto una e-mail - ha detto il padre di Elena - da parte dell’avvocato spagnolo che gestisce la causa e ci ha soltanto comunicato che il 15 di settembre si tratterà soltanto di un incontro preliminare tra le parti in causa per stabilire e pianificare quale sarà la strategia processuale. Nessuno ha parlato di rito Abbreviato e tantomeno di richiesta da parte dell’accusa". Una richiesta che è considerata "simbolica e uno sfregio alla memoria di queste ragazze morte" ha aggiunto Maestrini. L’unica certezza è che i magistrati spagnoli hanno detto che sarà un processo breve. "Ormai queste frasi lasciano il tempo che trovano - aggiunge Gabriele Maestrini - sono trascorsi sei anni e l’unica cosa che è stata fatta è stata una lunghissima istruttoria". L’ipotesi di accusa nei confronti del conducente del bus (unico imputato dalla magistratura spagnola) è di "omicidio imprudente". L’istruttoria si sarebbe chiusa nei mesi scorsi, almeno a quanto scrivono alcuni siti internet spagnoli, scaduti i termini entro cui la difesa del del pullman avrebbe ancora potuto fare ricorso. I suoi avvocati, però, non si sono opposti alla decisione della Corte di Tarragona: nell’ottobre 2019 aveva respinto una terza richiesta di archiviazione del procedimento fatta dal giudice istruttore di Amposta. Il processo dunque dovrà essere fatto. E si ripartirà con la testimonianza dei 40 ragazzi che si salvarono quando il pullman uscì di strada.

Solo loro potranno raccontare quello che accade quasi all’alba dopo il viaggio Erasmus, e di quel tragico schianto avvenuto a Freginals, e delle condizioni in cui era l’autista. Che ammise di essersi addormentato perchè era l’unico autista della gita e che in pratica erano 24 ore che era con la comitiva. "Se fosse vera la richiesta di quattro anni con l’Abbreviato non credo che l’accetteremmo - aggiunge il padre di Elena - Sarebbe vergognoso. E’ chiaro che la responsabilità è palesemente dell’autista. Quello che chiediamo da anni è però non trovare un unico responsabile, perchè ce ne sono altri. Vogliamo che questo processo metta in luce l’organizzazione di questi viaggi, fatti al massimo risparmio e al minimo della sicurezza: devono essere regolamentati affinchè quello che è accaduto alle nostre figlie non succeda più. Soprattutto in Spagna, dove persiste il sub-affitto di autobus che movimentano centinaia di migliaia di studenti". Gabriele Maestrini sarà in prima linea all’apertura del processo. "Starò in Spagna per tutto il tempo necessario per fare giustizia. E per chiedere inoltre che almeno qualcosa cambi per questi viaggi che vengono fatti low-low-cost e che devono essere regolamentati. Senza dimenticare di chiamare in causa il sistema di sicurezza passivo delle autostrade, di come vengono gestite le gite da parte delle associazioni e dall’università. Ma anche e soprattutto come il datore di lavoro dell’autista del pullman ha pianificato quel viaggio. Quell’uomo ha lavorato per molte ore in più di quello che dicono le normative vigenti e non ha dormito in un letto per 24 ore. Aspetti che il legislatore dovrà cogliere – aggiunge e chiude il padre della povera Elena – affichè tragedie come questa non accadono più".