Discoteche, il Tartana non riapre: "Troppa maleducazione, steward sbeffeggiati"

L’amara decisione della proprietà dopo la sanzione per assembramenti che ha imposto uno stop di cinque giorni. Il locale ha deciso di prolungare la chiusura

Il Tartana in una foto pre-covid

Il Tartana in una foto pre-covid

Scarlino, 16 luglio 2020 - «È una decisione amara. Ci prendiamo un momento di pausa e di riflessione. Nonostante l’impegno profuso non siamo riusciti ad evitare assembramenti davanti al Tartana".

Silvio Passini spiega così la decisione di sospendere temporaneamente l’attività del Tartana che rimarrà chiuso fino a data da definire. Quindi ben oltre i 5 giorni di chiusura disposti dai carabinieri dopo che sabato scorso si erano formati assembramenti davanti al locale. Non gli va al patron del Tartana di essere additato "come quello che crea assembramenti".

"È difficile dare un’educazione civica a chi non ce l’ha – dice Passini –. Non è compito nostro farlo. Nessuno rispetta gli obblighi. I nostri steward invitano le persone a indossare la mascherina: i clienti la mettono ma subito dopo la tolgono. Ci siamo resi conto che far tenere la mascherina all’interno è impossibile. Gli steward vengono sbeffeggiati. Così non possiamo lavorare. Se non cambierà qualcosa preferiamo rimanere chiusi". Una chiusura temporanea che non sarà indolore. "La perdita economica sarà ingente – spiega Passini –. Ma non posso fare diversamente. Spero che nel frattempo qualcosa cambi in materia di norme".

Dunque non è servito raddoppiare il numero degli steward, 40 per ogni serata, e invitare i clienti a registrarsi su un app per entrare nel locale e mantenere traccia delle presenze come previsto dalla legge. "Nonostante non siano registrati e il locale abbia esaurito i posti non riesci a smuoverli, stanno fuori in attesa di entrare", dice Passini. Con la chiusura del Tartana a casa rimarranno fra le 70 e le 80 persone: non solo gli addetti alla sicurezza ma anche barman, cassieri, hostess. "Se qualcosa cambierà noi siamo pronti a riaprire – dice Passini –. Purtroppo è un problema diffuso in tutte le discoteche italiane. È un problema di tutti".