Sparatoria di Follonica, l'omicida reo confesso: "Non volevo fuggire" / FOTO

Le parole di Raffaele Papa, che ha ucciso Salvatore De Simone e ridotto in fin di vita il fratello di questo e una passante

Raffaele Papa con gli agenti di polizia penitenziaria (Foto Aprili)

Raffaele Papa con gli agenti di polizia penitenziaria (Foto Aprili)

Grosseto, 17 aprile 2018 - Poco più di mezz’ora di interrogatorio nel palazzo di giustizia, davanti al giudice per le indagini preliminari Sergio Compagnucci e ritorno in carcere. «Non volevo fuggire, ero a Grosseto per costituirmi». L’avvocato Carlo Valle, legale che assiste l’omicida reo confesso Raffaele Papa, 30 anni, sottolinea quanto gli è stato riferito dal suo cliente. In sostanza il giovane imprenditore che venerdì pomeriggio ha sparato almeno cinque colpi di pistola, uccidendo Salvatore De Simone, 42 anni, e ferendo gravemente il fratello della vittima, Massimiliano di 45 e una passante di 55 anni, non è stato inseguito e braccato, ma dopo aver lasciato Follonica, dove si è consumato l’omicidio, era diretto dai carabinieri per consegnarsi. A Grosseto.

«Quando ha telefonato alla moglie – spiega ancora Valle – lei gli ha detto che c’erano i carabinieri e lui le ha replicato dicendo di avvisarli che stava andando a consegnarsi». Con sé Papa non aveva più la pistola, una semiautomatica calibro 9, con matricola abrasa, che i sommozzatori hanno recuperato la sera stessa dell’omicidio nel torrente Gora, alle porte di Follonica. Ma perché una simile violenza? «Tra le due famiglie – continua il legale del trentenne – ci sono ‘vecchie ruggini’, attriti ormai incancreniti e lui non ce l’ha più fatta». Lo sgocciolio dell’acqua dall’hotel sulla tenda della gastronomia che Papa gestisce con il padre Antonio, è stato soltanto il pretesto. Nella follia che gli ha armato la mano c’era molto altro: anni di rancori e liti. E così, considerando che le discussioni sempre più accese erano iniziate dalla tarda mattinata, il trentenne ha deciso di risolvere a modo suo. In modo «agghiacciante», come definito dal sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri.

«Vado a prendere la pistola», avrebbe detto Papa al culmine della lite con i fratelli De Simone. E così ha fatto. E’ tornato e ha sparato in strada, poco dopo le 14 di un venerdì primaverile: uccidendo De Simone, 42 anni, con colpi sparati in pieno petto. De Simone è caduto sull’asfalto davanti all’hotel Stella che gestiva con la madre Annalisa. Non è bastato il lunghissimo tentativo di rianimazione dei soccorritori per strappare il quarantaduenne alla morte. Ma Papa ha sparato anche al fratello della vittima, Massimiliano e a una passante, la farmacista Paola Martinozzi che stava rientrando al lavoro, nella farmacia che gestisce all’inizio della stessa via. L’ha ridotta in fin di vita, colpita da almeno un proiettile entrato alla base del collo. Per questo le accuse vanno dall’omicidio premeditato a due tentati omicidi, più il reato «accessorio» di detenzione illegale di arma.

Un delitto che ha choccato la città del Golfo e tutta la provincia di Grosseto. Un morto ammazzato in strada e due persone ferite in maniera grave, in pieno giorno, non sono scene cui la terra dei Butteri è abituata, ma rimandano ad altre zone d’Italia. «Un omicidio con dinamiche mafiose», come lo ha definito sabato durante la manifestazione di protesta, senza timore, il sindaco di Follonica Andrea Benini. Aspetto se possibile ancora più grave, nella sparatoria per dirimere una lite è rimasta coinvolta un’inconsapevole farmacista di 55 anni che si trovata per caso a passare in quel punto di via Matteotti, proprio quando i proiettili hanno cominciato a vagare all’impazzata.