Siamo unici e non diversi. I social non ci devono condizionare

E’ sbagliato credere che ciò che si vede sul web sia la realtà. La "realtà" siamo tutti noi. SCUOLA MEDIA "ORSINI" - CASTIGLIONE DELLA PESCAIA.

Siamo unici e non diversi. I social non ci devono condizionare

Siamo unici e non diversi. I social non ci devono condizionare

"Mi avevano invitato ad una festa, ma non ci voglio più andare perché non riesco a trovare nessun vestito che mi stia bene. Ho comprato migliaia di vestiti, ma non me li vedo bene addosso, adesso li butto e cerco qualcosa sui social di bello e della mia taglia, anche se non credo di trovarla perché è troppo grande. Guarda come è bello quel vestito addosso a lei, provo a comprarlo, ma sicuramente non mi starà mai bene. Molte volte apro i social e vedo delle ragazze con un fisico perfetto e mi dico che non sarò mai come loro perché non sono abbastanza".

Questa situazione è molto frequente tra ragazze e ragazzi, soprattutto nell’età dello sviluppo, poiché in molti seguono e cercano di imitare gli influencer.

Troppo spesso ormai i social influiscono sull’equilibrio psicologico e sul comportamento alimentare di uomini e donne. Lo stereotipo dei social influenza migliaia di persone proponendo canoni di bellezza irreali, ottenuti grazie a filtri e ritocchi.

Oltre ai falsi modelli di bellezza, nei social troviamo di frequente, comportamenti aggressivi e offensivi rivolti all’aspetto fisico: body shaming (pratica di offendere qualcuno o qualcuna per il suo aspetto fisico), grassofobia (atteggiamento di repulsione e discriminazione nei confronti delle persone grasse o considerate tali) spesso accompagnata da hate speech (discorsi d’odio, espressioni d’intolleranza rivolte contro delle minoranze).

Da qualche tempo alcuni personaggi famosi hanno iniziato a diffondere sui social messaggi contro questi atteggiamenti offensivi, ad esempio Big Mama, una giovane cantante che ha partecipato a Sanremo.

Ma non è sufficiente, una delle conseguenze di questo problema è un consistente aumento di giovani che soffrono di disturbi alimentari, detti anche "Dca", che a volte vengono sottovalutati e considerati come una fase dell’adolescenza e un bisogno d’attenzione.

Attualmente 3 milioni di persone, in Italia, cioè il 5% della popolazione, hanno a che fare con la "Dca", l’8/10% sono ragazze mentre lo 0,5/1% sono ragazzi.

Questo dato ci deve fare riflettere seriamente.

Dobbiamo capire che "diverso" non è sinonimo di "sbagliato", ma significa "unico" perché il valore degli esseri umani è appunto quello di essere tutti diversi in quanto unici e non replicabili.

Di conseguenza non può esistere una persona "giusta" ed una "sbagliata" proprio perché non esiste un prototipo perfetto di essere umano.