"Senza acqua, raccolti a rischio"

L’appello di un coltivatore di pomodori alla politica e agli amministratori pubblici: "Fate subito gli invasi"

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"Fate gli invasi a monte il prima possibile". L’appello stavolta non arriva da qualche associazione ambientalista, ma direttamente da un produttore di pomodori. Uno dei tanti agricoltori maremmani che ogni giorno, con sacrificio, si alza presto e cerca di mandare avanti la sua azienda nonostante le mille difficoltà che gli si presentano davanti. E se ci sono ostacoli che con il sudore, l’impegno e il sacrificio si riescono a superare, ce ne sono altri contro i quali non si può fare nulla. Impossibile far piovere a comando, purtroppo. Cosa, questa, che sarebbe la soluzione ideale in una stagione secca come quella che stiamo vivendo. Ma non è possibile. Un imprenditore ’normale’ talvolta si trova senza attrezzi di fronte alle calamità. La politica, però, quegli atrezzi ce l’ha.

Questa è la storia Enzo Bigliazzi, coltivatore di pomodori, cipolle e altri ortaggi nella zona dell’Albegna, a pochi chilometri da Albinia. Trentacinque ettari di pomodori. Oggi ancora verdi come è normale che sia, certo. Ma tra qualche giorno, se non piove, potrebbero diventare giallo-marrone il colore del secco, della terra arida e squamata per mancanza di acqua.

"Per adesso – dice Bigliazzi – riusciamo a reggere, ma la preoccupazione è da qui a 30-40 giorni. Se non dovesse piovere addio raccolto. Non solo soffriamo la mancanza di acqua, ma abbiamo anche il problema del cuneo salino. Insomma la situazione è seria".

Nessun allarme immediato, ma si è in pre-alerta. Nei venti o 30 anni passati ci sono già state altre stagioni torride, con poca acqua. "Ma alla fine ce l’abbiamo sempre fatta – riprende Bigliazzi – Quest’anno sembra di essere tornati a quelle stesse condizioni, ma il problema è che non sappiamo cosa accadrà nel prossimo mese. Il raccolto in genere lo si comincia a fine luglio; quest’anno sarà possibile?".

Trenta ettari di pomodori, per circa 23mila quintali di prodotto sono a rischio.

"L’unica vera soluzione – riprende Enzo Bigliazzi – sarebbero gli invasi a monte. Se ne parla da anni, ma ancora nessuno li ha fatti. Ma è possibile che ogni volta dobbiamo trovarci in questa situazione di rischio? Perché non si fanno? Gli invasi sarebbero utili anche in inverno o in stagioni particolarmente piovose. Servono anche a regimare le acque, oltre che a adare da ’bere’ ai terreni quando ci si trova di fronte a siccità come quella di quest’anno. Prego i politici e gli amministratori di fare qualcosa prima possibile".

Andrea Fabbri