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Concordia, niente revisione del processo a Schettino. Il procuratore Verusio: bene così

Il procuratore commenta la bocciatura al processo-bis a Genova: "Pena inferiore di quella che si sarebbe meritato. E tra poco uscirà da Rebibbia"

Francesco Schettino

Grosseto, 27 marzo 2022 - Niente revisione. A Francesco Schettino, a parte il ricorso in Cassazione su quest’ultima decisione, non rimane che il ricorso presentato alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo che deve ancora fissare la data della causa. Non è bastata la richiesta dei legali Saverio Senese e Paolo Astarita, al tribunale di Genova di un nuovo processo sul naufragio della Concordia del 13 gennaio del 2012 al Giglio dove persero la vita 32 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. La Corte di appello di Genova ha respinto dunque l’istanza di revisione del processo, che lo ha visto condannato a 16 anni di reclusione, di cui i primi cinque già scontati nel carcere di Rebibbia a Roma.

La revisione è stata presentata dai difensori di Schettino per l’accusa di omicidio colposo ma non per le altre accuse con cui è stato condannato in via definitiva che sono lesioni, naufragio, abbandono della nave, mancate comunicazioni alle autorità. I legali di Schettino hanno sempre ritenuta errata l’accusa di omicidio colposo e faranno ricorso alla Corte di Cassazione contro la decisione della corte di Genova.

"Mi viene da ridere" inizia Francesco Verusio, il procuratore capo della Repubblica di Grosseto che insieme al pool di magistrati Alessandro Leopizzi, Stefano Pizza e Maria Navarro, coordinò le indagini e il processo al Comandante della Concordia. "Quali sarebbero le nuove prove che Schettino e i suoi avvocati avrebbero prodotto per rifare il processo? – aggiunge Verusio –. Non esistono elementi nuovi che non abbiamo sviscerato nei minimi particolari durante quel processo. Abbiamo effettuato indagini complete e minuziose per le quali nessuno ci ha mai potuto dire niente. Posso invece dire che a Schettino è andata bene: il Padre Eterno lo ha aiutato perché se la nave fosse affondata sarebbero morte oltre duemila persone e poi perché alla fine ha avuto una pena di gran lunga inferiore di quella che si sarebbe meritato . E purtroppo – chiude Verusio – il nostro sistema penitenziario funziona male. Tra poco infatti uscirà dal carcere".

Matteo Alfieri