
Francesco Schettino aveva chiesto la revisione del processo
Grosseto,26 marzo 2022 - Quasi cinque anni dopo l’ingresso nel carcere di Rebibbia, il 12 maggio 2017, Francesco Schettino, 61 anni, l’ex comandante della Costa Concordia, condannato a 16 anni di reclusione per il naufragio del transatlantico da crociera, si è visto respingere dai giudici del Tribunale di Genova la richiesta di revisione del processo. Ci sperava il capitano di Meta di Sorrento, inutile negarlo.
Ha sempre sostenuto nel corso degli anni che l’hanno separato da quella tragica notte del 13 gennaio 2012 a oggi, di non essere l’unico colpevole di quel disastro marittimo, uno dei più gravi nella storia della marineria italiana. Di non essere l’unico responsabile di quelle 32 morti. Per questo i suoi legali, gli avvocati Saverio Senese e Paola Astarita, l’estate scorsa avevano presentato l’istanza di revisione del processo per quello che concerne, soprattutto, il reato più grave: l’omicidio colposo per la morte di trentadue persone che sulla Concordia hanno perso la vita.
Tra di loro la piccola Dayana Arlotti, sei anni da compiere, morta abbracciata al padre Williams. Una speranza durata alcuni mesi, durante i quali l’ex comandante ha assaporato anche l’uscita dal carcere di Rebibbia: l’ultima nel periodo di Natale scorso. Una speranza che si è interrotta un po’ di tempo fa, nel silenzio più assoluto. "Poche righe – si limita a commentare l’avvocato Senese – scritte dai giudici per respingere la richiesta di revisione. Non hanno affrontato alcuna delle problematiche sollevate nella nostra richiesta".
Della serie: la pratica è stata liquidata velocemente. Ma i legali dell’ex comandante non si sono dati per vinti e hanno già proposto ricorso alla Corte di Cassazione. Sono sicuri che la verità processuale uscita da tre gradi di giudizio non sia completa. "Ha le sue responsabilità indubbiamente – ha sempre dichiarato l’avvocato Senese – ma Schettino non è certo l’unico ad averne. Ha pagato molto cara la condanna mediatica avvenuta ancor prima di quella giudiziaria. Ma soprattutto gli è stato negato il diritto di difesa. Ed è questo che cercheremo di dimostrare, se ci sarà permesso". Per ora non è possibile.
Ma Senese e la collega sono certi che manchi ancora qualche tassello importante per capire che cosa sia realmente accaduto quella notte di gennaio di dieci anni fa, a poche centinaia di metri dalla costa del Giglio, quando il transatlantico si è diretto verso l’isola e ha impattato contro uno dei suoi scogli. Una piccola roccia del gruppo Le Scole, sommersa, che ha squarciato la grande nave da crociera e l’ha fatta naufragare in poco tempo, spazzando via la vita di trentadue delle 4229 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, che erano a bordo. I giudici di Genova, invece, ritengono che sul quel disastro sia stato detto tutto. Nessuna notizia, invece, ad oggi dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo dove i legali di Schettino si sono rivolti ben prima di chiedere la revisione del processo italiano.