REDAZIONE GROSSETO

San Mamiliano e i resti del patrono dell’isola del Giglio

S. Mamiliano è il patrono del Giglio, nella cui chiesa del Castello è custodita in una teca d’argento una reliquia, costituita solo da un avambraccio. Si narra che Mamiliano, nato a Palermo dove fu arcivescovo, durante l’invasione di Genserico, si rifugiò in Africa, poi in Sardegna e infine a Montecristo, dove morì il 15 settembre del 460. Narra la leggenda che Mamiliano avesse un grande affetto per i gigliesi tanto da voler essere sepolto nella loro isola. Avrebbe avvisato lui i gigliesi, poco prima del trapasso, accendendo un gran fuoco. Così avvenne: i gigliesi andarono dunque a prelevare la salma, ma tornati all’isola, stanchi del viaggio, si addormentarono e di questo ne approfittarono alcuni genovesi ed elbani che cercarono di impadronirsi delle spoglie del santo. Ci fu una violenta colluttazione e i gigliesi, afferrato per un braccio il corpo del santo, lo tennero finché il braccio stesso si staccò. In realtà le spoglie del santo vennero trasferite in parte a Pisa e in parte a Sovana, il cui vescovo, nel 1722, tenne i resti del santo nel duomo (nella cui cripta sono ancora oggi) e donò il braccio di S. Mamiliano a Cosimo III, che a sua volta lo consegnò alla parrocchia del Giglio. Ecco svelato il mistero dell’avambraccio.

Rossano Marzocchi