Poliziotto condannato. “Interrompeva le cure per restare in malattia”

Danno di 72mila euro per un ispettore in servizio a Grosseto dal 2011 al 2015. La Corte dei Conti dispone il risarcimento nei confronti dello Stato

La Corte dei Conti ha emesso la sentenza nei confronti di un ispettore superiore della Polizia di Stato

La Corte dei Conti ha emesso la sentenza nei confronti di un ispettore superiore della Polizia di Stato

Grosseto, 12 aprile 2023 – Un danno erariale di 72mila euro. A tanto ammonta il calcolo effettuato dalla Corte dei Conti nei confronti di un ispettore superiore della Polizia, che ha prestato in servizio nella Questura di Grosseto fino al 2015. Che adesso sarà costretto a risarcire. Da quello che è stato ricostruito e deciso dai giudici, il poliziotto mentiva ogni volta sulle sue condizioni di salute, arrivando anche a interrompere le cure prima delle visite per falsare i dati degli esami: così facendo, dall’inizio del 2011 al 2015 ha ottenuto complessivamente la prescrizione di 605 giorni di malattia (con più certificati e in tempi diversi). Inoltre, sostengono i giudici, la richiesta di molti di questi certificati coincideva con la sua assegnazione a servizi non graditi. Ad esempio quando avrebbe dovuto prestare servizio nella Questura di Crotone (dicembre 2013) oppure nel Centro identificazione di Trapani (maggio 2015). E stando sempre alla ricostrruzione fatta dal collegio, l’ispettore superiore non avrebbe accusato stati di salute precarie ogni volta che poteva svolgere invece servizi di suo gradimento arrivando anche a chiedere l’interruzione della malattia e riottenere l’idoneità al servizio in due occasioni, nel 2012 e nel 2014: in entrambi i casi per partecipare in rappresentanza della Polizia di Stato al "Columbus Day", a New York. Salvo poi, nel 2014, rientrato in Italia, lamentare l’insorgenza di vesciche sotto ai piedi (dovute, a suo dire, dalle marce effettuate in occasioni della celebrazione) e ottenere dieci giorni di malattia.

Nei confronti dell’ispettore superiore pende anche un procedimento penale nel tribunale di Grosseto per le accuse di falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, procedimento che deve ancora arrivare a definizione. Nel frattempo, però, la Corte dei Conti ha sostenuto che i fatti "concorrono senza dubbio ad integrare fattispecie di assenze dal servizio obiettivamente in quanto ottenute mediante condotte chiaramente fraudolente". E i giudici hanno quantificato il danno complessivo in 71.987 euro: 61.987 per stipendi non dovuti, 10mila come danno d’immagine da assenteismo.