
di Luca Mantiglioni
Nel titolo c’è tutto, il bilancio fino ad oggi della sua carriera e l’omaggio a chi gli ha offerto uno dei personaggi chiave per la sua affermazione. "La favola mia", dunque – questo il nome dello spettacolo –, ha una doppia lettura: la storia di chi ce l’ha fatta ad arrivare e il titolo di una delle canzoni più belle e famose di Renato Zero la cui imitazione è valsa tanto – ma davvero tanto – nel curriculum di Giorgio Panariello che domani e venerdì salirà sul palco del Moderno.
Una bella favola e un ritorno a Grosseto.
"Sì, torno sempre con piacere a Grosseto. Anche per vendicarmi, in realtà".
Una "vendetta"?
"Esatto. La prima volta risale a 23 anni fa, insieme a Pieraccioni e Conti. Gli spettatori furono 37... Quindi torno per rivincita!"
Un appuntamento che aspettiamo da un paio di anni.
"Eh sì, rimandato per pandemia. E lo spettacolo è anche cambiato, da molto autocelebrativo è diventato più intimo, perché ho pensato che fosse meglio così, raccontando appunto questi anni".
E raccontando un percorso professionale variegato.
"La svolta senza dubbio è arrivata con la trasmissione Torno Sabato, lì c’è stata la consacrazione a livello nazionale. In Toscana le cose già andavano bene, grazie anche alle trasmissioni Vernice Fresca e Aria Fresca, ma fuori dai confini regionali non avevo le stesse risposte e questo mi faceva soffrire. Non è facile affermarsi lontani da casa, e non solo per i comici toscani. E non sempre è sufficiente l’aiuto della televisione".
"La favola mia", Renato Zero.
"La sua imitazione è stata un mio punto di forza, senza dubbio".
E la sua favola qual è stata?
"Forse è iniziata nel 1999, con Boati di silenzio. Avevo fatto uno spettacolo al Parioli e in platea c’era Agostino Saccardi, che era stato un dirigente Rai. Al momento non aveva incarichi ma mi disse: mi sei piaciuto, se torno in Rai ti chiamo. E una volta rientrato in Azienda ha mantenuto la promessa".
E i suoi personaggi hanno superato i confini della Toscana.
"Nello spettacolo racconto anche come sono nati. Il primo è stato Lello Splendor, poi il pierre della discoteca Chiticaca di Orbetello, poi Mario il bagnino. Ma sono tutti ispirati a persone vere, esistenti. Anche troppo riconoscibili a volte..."
A quale è più affezionato?
"A Mario il bagnino. Mi ricorda casa mia, la Versilia. La mia gente, le mie cose".
Progetti?
"Serie televisive, intanto. Poi uno spettacolo televisivo per le prossime feste di Natale".