LUCA MANTIGLIONI
Cronaca

La nascita è un brutto sogno. Piccoli in crisi di astinenza

Tre casi negli ultimi sei mesi all’ospedale di Grosseto e un dramma a Lucca Lo psicologo: «Ora c’è la coca, prima l’eroina. Il problema si sposta di poco»

Grande attenzione nei reparti Maternità alla salute dei neonati e delle mamme

Grosseto, 4 novembre 2019 - Una volta il grembo materno si diceva fosse il luogo più sicuro per ogni bambino, oggi, invece, rischia di diventare il primo ambiente ostile in cui il futuro nascituro deve districarsi. Se ne sono accorti soprattutto i medici di vari ospedali italiani di fronte a comportamenti molto irrequieti di alcuni neonati. Troppo irrequieti, per far parte del normale bagaglio di un bambino nato da poche ore. Così i successivi accertamenti hanno fatto scoprire una realtà disarmante: i piccoli erano in piena crisi di astinenza, perché le mamme durante la gravidanza avevano assunto sostanze stupefacenti. Cocaina, soprattutto. Geograficamente, il bollettino attraversa un po’ tutto il Bel Paese: tre casi a Grosseto negli ultimi sei mesi, quattro a Roma, uno a Napoli, sei a Milano e a Lucca, nel dicembre dello scorso anno, l’evento più triste con la morte di una bimba di cinque mesi che attraverso il latte materno aveva ssunto un mix di eroina, cocaina e metadone. Nel caso di Grosseto, due episodi si sono registrati negli ultimi quindici giorni e i neonati sono stati trattenuti in ospedale per una terapia di disintossicazione. Non una procedura standard, fra l’altro, perché ogni caso va valutato singolarmente e sulla scelta incidono fattori diversi: tipo di droga, periodo di assunzione, condizioni generali del bambino. Ciò che appare certo, ad ogni modo, è che ogni bambino rischia seriamente di avere conseguenze assai gravi e permanenti: disturbi comportamentali, deficit cognitivi, ritardi neurologici.  

«Forse adesso se ne parla con maggiore frequenza, ma è un problema vecchio – dice Umberto Paioletti, psicologo, direttore della Comunità di recupero di Vallerotana e per otto anni presidente del Coordinamento nazionale delle Comunità di recupero –. Fino a qualche anno fa la dipendenza era da eroina, adesso da cocaina, ma il problema si sposta di poco». Stupisce, casomai, il fatto che una mamma a rischio non chieda aiuto. «Gli strumenti per aiutarla ci sarebbero – dice Paioletti – e seguendo il percorso i rischi per il bambino potrebbero essere eliminati. E poi, se una donna è già seguita dai servizi sociali è un conto, ma se la persona non è conosciuta come tossicodipendente tutto si complica, perché se non è lei stessa che racconta la situazione non è possibile né intervenire né consigliarla». Una superficialità che passa sopra anche all’amore verso il figlio. E, purtroppo, Paioletti lo conferma. «Avevamo organizzato una scuola per genitori – spiega –. Parlavamo di come potevano essere affrontati serenamente molti problemi. Sa qual è stato l’esito? L’abbiamo sospesa per le scarse adesioni».