
Flavio Fusi è un autorevole giornalista figlio della nostra terra. Nato a Massa Marittima, ha girato il mondo come inviato del Tg3 non prima, però, di aver maturato esperienza in testate come L’Unità. Fusi, dunque, può essere definito un osservatore privilegiato della storia più recente del Partito comunista. Anche perché il Pci lo ha avuto in casa con l’esempio del padre Torquato, senatore Pci dal 1968.
Cento anni dalla nascita del Pci, ma pare ne siano passati mille.
"Oggi è tutto un altro mondo; difficile confrontare le due eepoche. Non sono un nostalgico; le esperienze avute mi hanno preservato da questa sciagura. Nel 1973 ero con i giovani comunisti a Berlino Est sotto al Muro, con il pugno alzato. Poi ci sono tornato da giornalista quarantenne per raccontarne il crollo e in quell’occasione, come in molte altre, penso a Mosca o a Cuba, mi sono reso conto di come i nostri sogni erano stati traditi".
Cosa è accaduto perché un partito così di fatto sparisse dai palazzi che contano?
"E’ accaduto che la sinistra italiana si è lasciata infettare dal virus della divisione. Del resto anche il Pci, nel 1921, nacque da una scissione. E da quell’anno in poi il virus non è che sia sparito, anzi. Le scissioni si sono moltiplicate e il Partito comunista a un certo punto è rimasto sotto alle macerie del Muro di Berlino. Troppo tardi, cioè, ha riflettuto su se stesso e sul comunismo realizzato. Inoltre, è stato sì un grande ideale, ma la sua inverazione storica ha dato vita a un serie di regimi ferocemente illiberali".
Che ricordo ha delle battaglie comuniste di suo padre?
"E’ il ricordo di una persona straordinaria al quale il Pci ha dato la grande opportunità di una maturazione umana e politica. Papà era un contadino, aveva appena la licenza media. Allora il Pci rappresentava queste persone con le quali aveva un rapporto stretto, quasi viscerale. Cosa che la politica di oggi ha del tutto perso. Papà era un uomo rigorosissimo, molto umano. Sia io, sia mio fratello abbiamo imparato molto da lui".
Come avrebbe giudicato quanto accaduto l’altro ieri in Senato in occasione della fiducia al Governo Conte?
"Sono certo sarebbe rabbrividito. Per lui e per la sua generazione di politici, il Parlamento era la massima rappresentazione della volontà popolare. Assistere a un dibattito di livello così basso e alla disinvoltura con la quale da anni si passa da una partito all’altro lo avrebbe di sicuro molto amareggiato".
Andrea Fabbri