Salvi i mufloni dell'isola del Giglio

Trovato finalmente un accordo per la salvaguardia dei mammiferi dopo un confronto tra il presidente dell'ente parco Giampiero Sammuri e l'onorevole Brambilla. Fermati gli abbattimenti e individuate soluzioni di salvaguardia. Esposto in procura da parte degli animalisti di Aidaa

I mufloni

I mufloni

Isola del Giglio (Grosseto), 27 novembre 2021 - I mufloni possono tirare un sospiro di sollievo. Le operazioni di abbattimento dei mammiferi sull’isola del Giglio sono stata fermate. Questo l’esito del confronto e dell'accordo tra il presidente del parco dell’Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri, e l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, che hanno individuato soluzioni alternative per la salvaguardia della vita ed il benessere di tutti i mufloni presenti sull'isola. “Gli animali sono salvi - annuncia Brambilla -: questo è ciò che più importa. Sono felice di avere raggiunto questo grande risultato che mette la parola fine ad una situazione che aveva toccato la sensibilità non solo degli abitanti del Giglio ma di tutta l'opinione pubblica”.

A questo punto, le possibili soluzioni allo studio sono due: il trasferimento degli animali in aree faunistiche dove sia loro garantita un’adeguata condizione di benessere (tra l’altro già individuate da Sammuri e Brambilla), oppure la permanenza dei mufloni sull’isola, ma in uno spazio recintato per limitarne l’impatto.

Nei giorni scorsi aveva suscitato forti proteste la prospettata ripresa delle operazioni di “eradicazione” dei mufloni previste dal progetto europeo “Lets’go Giglio”, finanziato con 1,6 milioni di euro dei contribuenti italiani ed europei: il comitato “Save Giglio” aveva raccolto in breve tempo migliaia di firme in calce ad una petizione che chiedeva di risparmiare la popolazione di ovini selvatici (solo qualche decina) ancora presente sull’isola, discendente dagli esemplari che erano stati portati negli anni Cinquanta per un progetto di conservazione. Immediata è stata la mobilitazione di molti gigliesi, degli animalisti e dell’ on. Brambilla, che aveva annunciato la presentazione di un esposto in Procura e di un reclamo alla Corte dei conti europea. “Con i fondi del progetto Ue, in parte già spesi per catturare alcuni mufloni e munirli di radiocollare - aveva fatto presente l’ex ministro, - si sarebbero potute eseguire le sterilizzazioni o i trasferimenti in aree faunistiche. E in ogni caso - aveva aggiunto, - non mi si venga raccontare che, nel XXI secolo, per allontanare da una piccola isola qualche decina di pecore selvatiche, bisogna per forza ammazzarle”.

Risolutivo, ieri sera, il confronto diretto tra Sammuri e la parlamentare di Fi, che si è concluso con la decisione di fermare gli abbattimenti (disposizione immediatamente impartita da Sammuri al termine dell'incontro) e di risparmiare la vita dei mufloni adottando appuntosoluzioni alternative. A questo punto sarà il consiglio dell’ente parco a valutare quale delle due strade, condivise con la parlamentare animalista, adottare.

Ieri, dopo l’uccisione di quattro esemplari, gli animalisti di Aidaa avevano inviato un «esposto in Procura per chiedere verifiche immediate in quanto la cosa più vigliacca sarebbe infatti il sistema utilizzato per individuare gli animali da abbattere». Lo riporta una nota in cui l'associazione afferma che «nei giorni scorsi sono stati catturati i cuccioli a cui è stato messo il radiocollare; ora questi sono stati liberati e seguiti cosi quando si ricongiungono alle loro famiglie i cacciatori hanno vita facile nell'individuare ed abbattere i mufloni». «È un sistema degno di killer professionisti - scrive nella stessa nota l'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (Aidaa) - e noi chiediamo a gran voce ai turisti di boicottare a Natale sia il Giglio che l'Elba, prossima tappa del massacro”. L’associazione ha inviato un esposto alla procura di Livorno per chiedere di verificare puntualmente quello che accade sull'isola “dove già girano voci che indicano le carcasse degli animali abbattuti pronte per essere macellate e servite nei ristoranti». Voci sulle quali l’associazione “chiede un’attenta verifica”.