Gli riducono l’invalidità civile dal 100% al 75%, ovvero da 600 euro al mese a 290 euro al mese e in più vogliono indietro pure una differenza pari a 710 euro. In tempi di pandemia in cui la Cassa integrazione è un miraggio per quasi tutti i lavoratori coinvolti, il blocco dei licenziamenti ha le ore contate e le aziende chiudono le saracinesche per sempre, accade pure questo: che l’Inps di Grosseto sottoponga a revisione medica un ragazzo di 30 anni del tutto inabile al lavoro e gli chieda indietro pure i soldi che secondo l’istituto avrebbe percepito in più "in maniera illegittima".
La storia viene raccontata a La Nazione direttamente dal suo protagonista, un trentenne grossetano con problemi molto seri per i quali, in un primo momento una specifica commissione Inps gli aveva riconosciuto una invalidità civile al 100%.
"Poi sono stato sottoposto a revisione e mi hanno abbassato la percentuale – racconta il giovane –. Secondo loro (l’Inps, ndr) dovrei vivere con 290 euro al mese. È possibile? È dignitoso? Ho delle patologie tali per le quali non posso svolgere alcun tipo di lavoro. Non so se stiamo in un Paese normale, in una città civile. Pensavo che Grosseto fosse diversa. Invece l’Inps di questa città mi chiede pure indietro i soldi. Più di 700 euro. Praticamente due mesi della nuova pensione li devo lasciare a loro. E nel frattempo? Di cosa campo?".