L’incidente al reattore numero 4 e l’incubo delle radiazioni

Il 26 aprile 1986, l'incidente nucleare di Chernobyl cambiò la storia con migliaia di vittime e sfollati. A 38 anni di distanza, l'eredità di radiazioni continua a minacciare l'ambiente e la salute umana.

L’incidente al reattore numero 4 e l’incubo delle radiazioni

L’incidente al reattore numero 4 e l’incubo delle radiazioni

Sono passati trentotto anni. Il 26 aprile del 1986 un guasto al reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl generò il più grave incidente atomico della storia. Un accadimento tragico che cambiò il corso della storia e di cui va tenuta viva la memoria. Le vittime stimate dall’Onu sono state circa quattromila, oltre centodiecimila gli sfollati. Una catastrofe che arrivò addirittura alle porte dell’Europa: le particelle radioattive trasportate dalle masse d’aria scatenarono il panico persino in Italia. Un dramma in cui, oltre al pericolo delle radiazioni, a mietere vittime fu la mancanza di informazioni tempestive nei confronti delle popolazioni coinvolte. Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente racconta una tragedia umanitaria ancora attualissima. "Quella di Chernobyl – dice – è una storia che parla al presente. La quantità di radiazioni rilasciate fu almeno 100 volte in più rispetto a quella delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Il fall-out nucleare interessò l’Ucraina, la Russia e per il 70% la Bielorussia, il Paese più colpito. A lasciare la zona furono solo 350 mila persone. Gran parte della popolazione colpita rimase nelle zone contaminate, complice l’impossibilità a spostarsi a causa delle difficili condizioni economiche. Un effetto domino che è arrivato ai giorni nostri, avendo generato conseguenze a lungo termine a carico di ambiente, ecosistemi, flora e fauna".