Cos’è il genio, si domandava Rambaldo Melandri in "Amici miei atto II": fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione. Le stesse doti che un gruppo di amici maremmani sfoggia nel 1975, dando vita a Telegrosseto. L’iniziativa e l’impegno arrivano dalla ditta Elmar di Alighiero e Dante Pietrini, da Giorgio Serboli, Franco Lari, Aldo e Arturo Robecchi, che installano anche le antenne sulle alture provinciali. I ponti di trasmissione vengono forniti dal senese Piero Barbagli, che anni dopo rileverà le attività e le venderà alla Rai. Tra i fondatori spicca Marcello Romani, direttore Ascom-Concommercio e figurano anche Anna Olmi e Antonio Cocchia, insieme per creare una televisione libera. Mancano i locali? Nessun problema: i Robecchi mettono generosamente a disposizione il loro appartamento in via Trieste. La squadra si avvale della professionalità del giornalista Giovanni Corbini, responsabile dell’emittente, di Mario Bernieri e Antonio Ferrari, titolari dell’agenzia fotografica BF, addetti ai servizi. L’avventura comincia col telegiornale, per allargarsi, in un crescendo di spettatori, alla cultura e allo sport. Una storia incredibile, che come tutte le avventure non durerà per sempre. Ma a questo in Maremma siamo purtroppo abituati. Rossano Marzocchi
CronacaLa vicenda di Telegrosseto e l’esordio nella casa dei Robecchi