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La tragica vicenda di Pia de’ Tolomei Da Dante ai femminicidi di oggi

I femminicidi che riempiono le cronache ci ricordano, oggi più che mai, le parole "Siena mi fe’ disfecemi Maremma". Immortalata nella Divina Commedia, questa frase è attribuita a Pia de’ Tolomei, gentildonna sulla quale è stato scritto e persino cantato molto, da Gianna Nannini fino all’apprezzato cantastorie maremmano Mauro Chechi.

Si racconta che intorno al 1200, dopo essere stata sposa di Baldo Tolomei, Pia convolò a nozze con Nello de’ Pannocchieschi, feudatario di Gavorrano e signore del Castello di Pietra, il quale si invaghì di Margherita Aldobrandeschi, bella contessa di Sovana, tanto da volersi liberare della moglie.

Per allontanarla da Siena, dove Pia aveva legami potentissimi, simulò dei chiacchiericci sull’onestà della moglie e la costrinse a seguirlo a Pietra, dove la donna morì.

Tra storia e leggenda, si narra che un sicario avrebbe gettato la povera donna da una finestra del maniero, facendola cadere in un dirupo chiamato ancora oggi "Salto della contessa".

C’è chi invece, rifacendosi al dantesco "disfecemi", sostiene che Pia sia morta di malaria. Infine, l’ipotesi romantica la vuole morta di dolore per l’abbandono e la mancanza della famiglia.

Non sapremo mai la verità, ma la realtà, con cui dobbiamo fare i conti quasi quotidianamente, ci ha abituato a finali troppo spesso drammatici.

Rossano Marzocchi