NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

La piaga dei cinghiali. In Maremma in 2 anni mezzo milione di danni provocati dagli ungulati

Questa mattina protesta davanti alla sede della Regione, organizzata dalla Coldiretti, per sollevare il problema davanti alle istituzioni. Dalla Maremma seicento agricoltori guidati dai vertici dell’associazione.

La piaga dei cinghiali. In Maremma in 2 anni mezzo milione di danni provocati dagli ungulati

La fauna selvatica per gli agricoltori rischia di non essere più un problema ma "il" problema. Troppi animali e troppi i danni alle colture al punto che molte aziende maremmane non riescono a portare a casa neppure quello che dovrebbe essere il raccolto annuale. I numeri a disposizione sono del 2022 (ancora il 2023 non è disponibile) e aiutano a quantificare, seppur in parte, i danni, davvero considerevoli, recati agli agricoltori dagli animali selvatici. In tutta la Toscana sono oltre venti milioni infatti i danni denunciati alle coltivazioni dagli ungulati in tutta la regione negli ultimi dieci anni di cui quasi 1,4 milioni solo nel 2022. La principale calamità è rappresentata dai cinghiali con il 90% dei danni complessivi seguita da caprioli e daini. La fotografia maremmana è in linea con quella regionale.

Nella nostra provincia infatti è di 260mila euro l’importo dei danneggiamenti provocati alle aziende agricole della Maremma nel 2022 (200mila nel 2021), e ben 231mila euro sono ascrivibili ai cinghiali ed il resto a tutte le altre specie. Questi numeri sono lo specchio di una realtà parziale. I danni reali sono più del doppio di quelli denunciati perchè gli agricoltori oltre alla frustrazione dei danni devono fare i conti con burocrazia e tempi lunghi per i rimborsi, quindi preferiscono non denunciare più.

"Il numero di ungulati è fuori controllo, i cacciatori sono sempre meno – spiega Simone Castelli, presidente Coldiretti Grosseto –. Le nostre coltivazioni sono diventate il farmer market di cinghiali, daini, caprioli e piccioni e i nostri campi sono stati ricoperti da chilometri di recinzioni semplicemente per non cambiare la prospettiva attraverso la quale fino ad oggi si è osservata e gestita la fauna selvatica. Gli agricoltori devono essere attori ed interpreti delle strategie venatorie future e non più spettatori. E’ questo lo sforzo ed il coraggio che chiediamo alle istituzioni senza nulla togliere al ruolo fondamentale del cacciatore che riconosciamo e rispettiamo. Noi, che rappresentiamo il mondo agricolo, siamo pronti a fare la nostra parte".

Ai primi posti tra le coltivazioni preferite e quindi più danneggiate dagli animali selvatici c’è l’uva, poi i campi di mais e cereali, sia nella fase di semina che maturazione, il favino e le erbe mediche utilizzate per l’allevamento del bestiame. Ma i cinghiali vanno pazzi anche per lenticchie e legumi, farro ed orzo, castagne ed ortaggi a pieno campo per finire con le piante del bosco e le coltivazioni di girasole. Insomma è una situazione di emergenza che va affrontata con strumenti e soluzioni di emergenza. Oggi a Firenze è in programma una mobilitazione di carattere regionale, da Grosseto partiranno pullman organizzati, sono previsti circa 600 agricoltori grossetani (con cartelli, slogan e fischietti) e insieme a loro ci saranno Castelli e ma anche Milena Sanna, direttrice provinciale di Coldiretti.