La Maremma piange Pietro Citati Terra che amò e che fece amare

Il celebre scrittore è morto a 92 anni nella sua casa di Roccamare, località che fece apprezzare e conoscere anche a Calvino e Fruttero, che ne fecero il loro buen retiro. Sarà sepolto a Grosseto

Migration

Da ieri l’Italia, ma anche la Maremma, è culturalmente più povera. È infatti venuto a mancare l’altra notte, all’età di 92 anni, nella sua casa di Roccamare, il celebre scrittore e giornalista Pietro Citati. "È un giorno triste per la cultura" ha immediatamente dichiarato il ministro Dario Franceschini, affermazione ribadita anche dall’assessore alla cultura del Comune di Grosseto Luca Agresti, che ha aggiunto che la perdita di Citati rappresenta "in particolare, un giorno triste per la Maremma, a cui era molto legato". Citati è stato uno scrittore completo: abile romanziere, saggista e biografo, ha saputo spaziare da Kafka a Goethe, con cui vinse il Premio Viareggio nel 1970, da Fitzgerald a Tolstoj, con cui vinse lo Strega nel 1984, fino a Manzoni, Leopardi e Alessandro Magno. Ma quel che vogliamo sottolineare qui è anche la forza del suo legame con la nostra terra, dove l’illustre scrittore aveva saputo attrarre anche altri noti intellettuali. Della Maremma Citati aveva scritto: "Qui c’è spazio, un immenso spazio: i maremmani hanno costruito poco comprendendo che la massima qualità dell’uomo, mentre si affaccia al mondo, deve essere la discrezione. Guidi la macchina per ottanta chilometri, solo grandi boschi di lecci, di castagni, e di sughere, foreste, miniere abbandonate, un piccolo lago, azzurro e verde, come un quadro di Poussin, una chiesa cistercense scoperchiata, una chiesa di onice, una cappella micenea, un paese con le torri e le case bianche di Giotto. E poi, all’improvviso, ai piedi di un immenso castagno, che ha conosciuto i secoli, vedi un altopiano verdissimo circondato da boschi. Pensi all’umile Italia di Virgilio. Non c’è nulla di più antico di questo luogo". "Il mio approccio con la Maremma – ci disse in un’intervista di qualche anno fa – è stato abbastanza facile, grazie a mia moglie Elena, che è maremmana (scomparsa qualche anno fa, sorella del dottor Lamberto Londini, Ndr). Avevamo comprato una casa vicino a Giuncarico, alla Castellaccia, e ci andavamo spesso, fino a quando mio figlio Stefano aveva sei anni. Poi comprammo questa casa qui, a Roccamare". Ed ecco che in questa oasi di pace, immersa nella pineta, Pietro Citati riuscì ad attrarre Italo Calvino e Carlo Fruttero. "Italo – ci raccontò – lo conoscevo da quando avevo 17 anni. Lui ne aveva sei più di me. Era il 1947. Lui era di Sanremo e i miei avevano una casa a Cervo, circa trenta chilometri da lui. D’estate andavo a trovare i miei, e così ci vedevamo spesso. Eravamo molto legati. Poi quando sono venuto qui a Roccamare ho fatto conoscere questo luogo a Italo e a Carlo Fruttero. Qui a Roccamare Calvino stava benissimo. Qui scrisse l’ultimo romanzo e preparò le Lezioni americane. Tra l’altro, per inciso, Italo mi parlava sempre delle sue lezioni ma non sapeva come chiamarle, tanto che fui io a dargli il titolo ‘Lezioni Americane’". E come Fruttero e Calvino scelsero di restare per sempre in Maremma (sono sepolti nel cimitero di Castiglione della Pescaia), Citati resterà a Grosseto, poiché dopo le esequie a Roma, riposerà nella cappella di famiglia al cimitero della Misericordia, accanto alla moglie Elena. Di Pietro Citati resterà il segno indelebile nella storia culturale del Paese e, per i maremmani, anche l’affetto speciale per una personalità di tale spessore che ha amato la nostra terra.

Rossano Marzocchi