Il ricordo di Roberto Ferretti. A 40 anni dalla scomparsa il suo lavoro è quanto mai vivo

All’antropologo si deve gran parte del recupero delle nostre tradizioni paesane, contadine e maremmane. Celebrato con una giornata di studio e con l’intitolazione, "riveduta e corretta", di una piazza .

Il ricordo di Roberto Ferretti. A 40 anni dalla scomparsa il suo lavoro è quanto mai vivo

Il ricordo di Roberto Ferretti. A 40 anni dalla scomparsa il suo lavoro è quanto mai vivo

Con il Convegno proposto stamani dall’Associazione Maremma Cultura Popolare all’Aula Magna del Polo Universitario, torniamo a parlare di Roberto Ferretti, antropologo e animatore culturale, al quale è stata dedicata la piazza antistante la sede dell’Agenzia delle Entrate di via Roma, davanti alla quale si trovava la sua abitazione. Una cerimonia riproposta alcuni giorni fa con "un’intitolazione riveduta e giustamente corretta" rispetto a quella del 5 gennaio 2001. Nella sua breve vita Ferretti è riuscito a coniugare l’interesse degli studi universitari alla sua naturale passione e curiosità nel far conoscere l’entroterra culturale della Maremma e non solo. Attraverso un’indagine costante e meticolosa, ha contribuito a far riscoprire e salvaguardare il prezioso "patrimonio immateriale" di una memoria antica tramandata solo oralmente. E’ stato un ricercatore attento e paziente e a lui dobbiamo gran parte del recupero delle nostre tradizioni paesane, contadine, maremmane. Sempre a Ferretti si deve l’idea di aver realizzato l’Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana, istituito dal Comune di Grosseto nel 1979. La ricerca demologica, in quegli anni, si estese a tutta la provincia, giungendo ad indagare anche le usanze dell’Amiata senese e del viterbese.

Settanta i tanti documenti testimoniali raccolti consentirono di ricostruire la storia e l’immaginario della terra maremmana; fu possibile capire gli intrecci di intere comunità venute in Maremma per ragioni di lavoro: i pastori transumanti, i carbonai e tagliatori, i badilanti, i butteri, i minatori, sino ai contadini della riforma agraria. Tanti, che avevano scelto questa terra per lavorare, finirono per rimanerci e per dare una configurazione culturale al mondo popolare. Lo fecero con i loro racconti orali, le espressioni folcloriche, i momenti cerimoniali del calendario contadino. Grazie all’azione di Roberto Ferretti molte cose si resero visibili al grande pubblico: le rassegne dei Maggi e delle Befanate, il "Sega la vecchia", il Carnevale, il Canto popolare, l’Ottava rima, le Leggende, la storia della comunità giurisdavidica, i riti del fuoco come quello della "Focarazza di Santa Caterina".

Roberto Ferretti collaborò spesso con altri operatori della cultura grossetana: scrittori, poeti, giornalisti, fra cui Giancarlo Capecchi con il quale realizzò la rivista "Quaderni di cultura contadina" e fu giornalista con il quotidiano "La Nazione", dove pubblicò vari articoli su aspetti della cultura popolare. Dalla collaborazione con Alessandro Giustarini prenderà corpo un’indagine sul movimento giurisdavidico di Davide Lazzaretti che porterà nel 1980 a una mostra documentaria con l’Archivio di Stato di Grosseto, di pari passo vedranno la luce pubblicazioni di libri e di "quaderni" dell’Archivio quasi tutte curate da Ferretti. Sono presenze editoriali che affiancano le iniziative pubbliche e che diventano un importante contributo alla conoscenza della cultura tradizionale.

Nei suoi articoli, nei convegni, nella gestione di eventi è riuscito spesso ad analizzare l’attualità partendo dalle trasformazioni avvenute nella nostra provincia rispetto al passato. Vorremmo che questa sua eredità culturale non andasse dispersa, anzi trovasse proprio nelle scuole un rinnovato interesse. Per questo consideriamo particolarmente significativa la presenza degli studenti del Liceo "Rosmini", che interverranno nel convegno portando in discussione alcuni argomenti delle loro ricerche sulle tradizioni. I lavori si concluderanno nella stessa mattinata e saranno ripresi da TV9, l’emittente maremmana.