Il "Lupo Nero" che mette insieme vino e arte

L’azienda biologica "L’Impostino" compie venti anni e presenta un "rosso" speciale abbinato alla tecnologia dei "Non fungible token"

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Si possono mettere insieme vini di grandi ambizioni, tradizioni e nuove frontiere dell’arte? Tutto questo, insomma, può essere contenuto in una bottiglia di vino e "raccontato" attraverso essa? Una cosa è certa, ci vogliono almeno due condizioni: imprenditori che investono con l’occhio puntato su un orizzonte tanto suggestivo quanto impegnativo e poi – manco a dirlo – serve uno staff di collaboratori che viaggi alla stessa velocità di pensiero, capace di trasformare un progetto in realtà.

In estrema sintesi, è quello che pare sia accaduto con la "Tenuta l’Impostino", azienda di 55 ettari (21 dei quali di vigneti) adagiata sui crinali del territorio comunale di Civitella Paganico che ha fatto del biologico un biglietto da visita internazionale e della continua ricerca sulla qualità una filosofia aziendale. In più, l’arte. Non convezionale, fra l’altro, ma comunque pronta a stimolare i sensi come sa fare la degustazione di un ottimo vino, magari durante un’occasione speciale.

L’occasione che Patrizia Chiari e Romano Marniga stavano aspettando si è presentata potendo festeggiare ai primi 20 anni dell’azienda che hanno creato con pazienza e anche tanto coraggio partendo da un vecchio casolare e annessi scoperti dopo essersi innamorati della Maremma durante un viaggio del tutto casuale verso la fine degli anni Novanta. Oggi è un agriturismo affacciato su un anfiteatro naturale nel cuore del Montecucco dove si respirano i profumi di vitigni autoctoni e di altri – come il merlot – che qui hanno trovato spazi e personalità tutta loro.

E non è quindi un caso che proprio il merlot sia il "padre" di un vino speciale, presentato dopo cinque anni di affinamento e frutto di uve nate e maturate nel 2016, anno che ha regalato condizioni difficilmente ripetibili. Si chiama "Lupo Nero", questo nuovo vino presentato durante una conviviale voluta e organizzata dai proprietari dell’"Impostino". Edizione limitata, cinquemila bottiglie numerate che potrebbero restare anche le sole a vedersi appiccicare addoso questa etichetta. Dipenderà – è stato spiegato – dal ripetersi o meno delle eccezionali condizioni avute nel 2016 per la maturazione del merlot che qui dal 2007 occupa tre ettari su terreno sassoso. "Pietroso", si chiama questo fazzoletto di terra.

E l’arte? Cosa c’entra l’arte? Qui entra in gioco la visione di lungo raggio. Sulle bottiglie magnum del "Lupo Nero" compare la tecnologia dei "Non fungible token", opere d’arte digitali che si acquistano contestualmente al prodotto e che restano di proprietà dell’acquirente. Il progetto si inserisce nella "Collezione Catch The 22" dell’Italian Wine Crypto Bank che raccoglie alcuni vini scelti da Filippo Bartolotta e che segna, appunto, il debutto dell’azienda nel mercato innovativo del collezionismo e dell’arte digitali applicati al mondo del food & wine. Le opere sono firmate dall’artista parigina Lisa Paclet. Degustare il vino appagando gusto, olfatto e anche la sfera emotiva ed emozionale. Scoprendo che le nuove frontiere saranno solo nuovi orizzonti.

Luca Mantiglioni