ALBERTO CELATA
Cronaca

Grosseto piange Gigi Ambrosio. Dal pallone al bar sempre con estro

Si è spento a 41 anni l’ex attaccante del Grosseto. Da un anno combatteva contro una terribile malattia. Oltre al calcio, la sua passione erano la fotografia e la scrittura. Era titolare del Caffè Ricasoli

di Alberto Celata

"Ambrosio deve giocare". Questa scritta ha capeggiato per anni nel muro esterno della tribuna centrale dello stadio Zecchini. Per anni, proprio quelli in cui il manto erboso del Grifone era solcato da giocatori come Pinilla, Giallombardo, Lazzari, Consonni e la panchina biancorossa occupata da mister come Allegri, Sarri, Pioli, Andreazzoli, quella scritta è rimasta lì, forte e immutata. E magari tutti questi personaggi, che appartengono, o sono appartenuti, al gotha del calcio italiano, si saranno chiesto negli anni chi fosse questo Ambrosio, il cui mister (Marco Cacitti, nello specifico, che peraltro poi lo valorizzò) non lo faceva giocare. Questo Ambrosio, era Gigi Ambrosio, che da ieri tutta la città piange. Perché Ambrosio, oltre aver vestito la maglia biancorossa per tre anni e aver contribuito alla rinascita del Grosseto, dopo la disavventura della gestione Anzidei, per anni è stato apprezzatissimo titolare del Caffè Ricasoli. Un locale che, grazie allo stesso estro che aveva in campo, Gigi aveva trasformato in qualcosa di più di un semplice bar: un vero e proprio luogo di incontro culturale. Dove, davanti a un caffè o a un cocktail, si parlava di tutto: di calcio, ma anche di fotografia e di letteratura, due altre grandi passioni di Gigi. E con il suo romanzo "Mai giocato in Serie A" (a cui ha fatto seguito la raccolta di racconti "Kaino, Ricasoli e altri demoni), unì la passione per il calcio con quella della scrittura.

Luigi Ambrosio è morto nella notte tra giovedì e ieri nel reparto di cure palliative dell’ospedale Misericordia di Grosseto. Era stato operato quasi un anno fa, a Modena, dopo che, proprio al nosocomio grossetano gli era stato diagnosticato un terribile male. Un intervento delicato, effettuato a Modena, che l’ex calciatore del Grosseto sembrava aver superato bene. Poi qualche mese fa la situazione è peggiorata fino al tragico epilogo.

Ma vogliamo ricordare Ambrosio, che per il suo look, abbigliamento compreso, ricordava, in qualche modo, l’estroso campione del Torino, Gigi Meroni, con le parole scritte di suo pugno su Facebook all’indomani delle sue dimissioni dall’ospedale di Modena, dove era stato operato. "Ho respirato tanto amore, tanto calore, grande presenza, un affetto quasi soffocante. Ho scoperto Modena che è super bella, dove ho già una seconda famiglia e dove si mangia super bene (non in reparto certo ). Sono senza parole quando guardo il lavoro che svolgono negli ospedali questi Cristi, ho scoperto ruoli e zone che non sapevo esistessero, vedi la sala angiografica e i radiologi interventisti. Ci vuole coraggio e una missione innata per essere tutti i giorni in prima linea, certo anche loro sbagliano, non voglio innalzarmi a difensore di nessuno, ma quanto è vera la frase: finché non ci passi dentro non lo puoi capire. Onore a chi lotta tutti i giorni per motivi veri, la vita non va data per scontata, e lo dico ancora per primo a me stesso. Ah e ultima cosa; ma sono proprio necessari i selfie che vi fate col braccialetto al pronto soccorso? Grazie di cuore a tutti, anche a chi non lo ha saputo ancora, ma sento che mi è stato accanto". E in tanti oggi ti saranno accanto, Gigi, per darti l’ultimo saluto.