Grossetani nel Marocco in macerie "Abbiamo avuto tanta paura"

Genitori con il figlio quindicenne si trovano nel Paese nordafricano. Il loro hotel, dove stavano dormendo, ha incominciato a tremare. Sono scesi in strada e hanno trovato riparo nell’auto presa a noleggio.

Grossetani nel Marocco in macerie  "Abbiamo avuto tanta paura"
Grossetani nel Marocco in macerie "Abbiamo avuto tanta paura"

Il terremoto li ha sorpresi di notte, nel silenzio di una stanza d’hotel sulle vette dell’Atlante, e il passo di montagna in pochi istanti si è trasformato in una trappola per una famiglia grossetana in vacanza in Marocco. Arrivano le ruspe per liberare la carreggiata e portare via, oltre alle rocce, le ombre di una disavventura che poteva finire molto peggio. "Siamo preoccupatissimi, siamo bloccati qui – iniziano a raccontare – E abbiamo avuto tanta paura". A parlare è una turista grossetana che con il marito e il figlio quindicenne è in vacanza in Marocco dalla fine di agosto. Hanno noleggiato un’auto: un bel giro del paese nordafricano che li ha portati sul Tizi n’ Test, un passo montano a 2.100 metri attraversato dalla strada che collega Marrakech, 140 chilometri più a nord, alla cittadina di Taroudannt per poi piegare verso Agadir, sull’Atlantico.

"Verso le 23,30, credo – racconta la donna – c’è stata una scossa fortissima". L’hotel trema, loro pure. Scendono in strada. Con i tre italiani ci sono altri due ospiti, "forse belgi, non saprei". Nessuno è ferito, ma di rientrare in camera non se ne parla: "L’hotel è rimasto molto danneggiato – prosegue la donna – per cui abbiamo passato la notte in auto". Che fare? Nelle città più a valle si scava tra le macerie, e che "a Marrakech è un disastro" lo sanno anche loro, rimasti soli lassù nel silenzio dell’Atlante. "Non ci sono soccorritori, non ci sono autorità, non c’è nessuno" dice la donna. Chi li conosce li descrive come persone generose, abituate a soccorrere gli altri: nella loro famiglia si praticano professioni sanitarie. La prima reazione è quella di non stare fermi: "Abbiamo deciso di incamminarci a piedi verso Agadir – prosegue la donna – Se è prudente? Che altro dovremmo fare, cosa aspettiamo?". Hanno calcolato di percorrere una trentina di chilometri, "per fortuna in discesa – dice ancora –. Abbiamo due bottiglie d’acqua, mio figlio è riuscito a caricare il cellulare. Ma dobbiamo sbrigarci, comincia a fare caldo". Non è la temperatura che li preoccupa di più: "Ci sono state altre scosse – aggiunge la donna –. La mia paura è che venga giù la montagna". Alla fine non rischieranno: al telefono li raggiunge una voce amica, quella dell’ambasciata: "Ci hanno detto di aspettare qui: siamo ancora al Tizi n’ Test. Come stiamo? Siamo stanchi".