Laguna assediata. Preoccupa l’invasione dei "predatori", dai cormorani al granchio blu

La specie di uccelli voraci attualmente è stimata intorno ai 1.500 esemplari. Piro (Cooperativa Pescatori): " Cerchiamo di fare dissuasione rincorrendoli con le barche”

Orbetello, 29 marzo 2024 – I cormorani sono una vecchia conoscenza, per il pescatori di Orbetello. Sono uno degli abitanti simbolo della zona umida. Dopo la moria del 2015 ne erano rimasti pochi, ma in seguito al ripopolamento ittico che ha interessato la laguna ecco che puntualmente sono tornati.

Tanto che la loro presenza è spesso un indicatore della pescosità delle acque sulle quali stazionano. E la loro popolazione in questo periodo è stimata addirittura attorno ai millecinquecento capi, quelli cioè che sono stati censiti in questi ultimi anni. "Sono una presenza che incide molto sulla pesca – afferma Pierluigi Piro, presidente della Orbetello Pesca Lagunare – perché sono predatori voraci. Anguille e avannotti sono i loro pasti preferiti, ma sono in grado di predare anche pesci di dimemsioni molto più grande".

La questione degli abbattimenti è delicata. Su questo aspetto i pescatori non si pronunciano, ma l’ultimo intervento di questo tipo fissava il numero di esemplari da abbattere in sessanta. Difficile capire quanto possa incidere su una popolazione di 1.500 uccelli. Da parte loro i pescatori vorrebbero parlare semmai di misure preventive, che però hanno dei costi. Reti anti cormorano, dissuasori, come fanno per esempio in Sardegna. Niente di definitivo, ma qualcosa in più per limitare i danni.

“Noi cerchiamo di fare dissuasione come si faceva una volta – spiega ancora Piro – e cioè rincorrendoli con le barche per farli alzare in volo. Ma si alzano da una parte e vanno da un’altra". Insomma, una soluzione al momento non sembra esserci. Il cormorano tra l’altro resiste molto tempo sott’acqua per cacciare le sue prede e ha un becco molto forte, con il quale riesce a forare le reti, che sono comunque una prima barriera, come quelle installate per esempio nella zona degli allevamenti. Un danno difficile da quantificare, se si aggiunge a quello provocato dall’altro grande predatore di cui si avvicina la stagione. Il granchio blu. "L’anno scorso – spiega Piro – i primi sono arrivati a giugno. Quest’anno già li stiamo catturando in questo periodo".

E questo lascia pensare a una presenza che presto potrebbe rivelarsi ancora più massiccia, complici anche le elevate temperature dell’inverno appena finito, che forse non è mai davvero iniziato. "La loro presenza – prosegue Piro – è un disastro. Pensiamo che nel 2022 abbiano pescato 228 quintali di anguille, mentre nel 2023 ci siamo fermati a 72. Il danno subito sugli avannotti lo vedremo l’anno prossimo. Sulla base di quanto seminato dovremmo aspettarci duemila quintali di orate. Ma saranno sicuramente molti di meno". Anche la commercializzazione del granchio blu al momento è una soluzione troppo limitata, rispetto alla presenza effettiva di questo predatore e dei danni, ancora da stimare nel complesso.