Talvolta ritorna e riecheggia, con più o meno enfasi, ma non col trasporto emotivo di quando era carica di significato e sangue. Il riferimento è alla parola patriota, di cui conosceva bene il senso il maremmano Giuseppe Bandi. Nato a Gavorrano nel 1834, da Emilia Mazzinghi e dall’avvocato Agostino, originari di San Quirico d’Orcia ma stabilitisi a Gavorrano con le altre due figlie, Virginia e Maria Antonia, abita con la famiglia al piano superiore dell’attuale palazzo comunale. Iscrittosi alla facoltà di Legge a Pisa, si trasferisce poi a Siena, dove diventa ardente mazziniano e segretario della Giovine Italia, ottenendo il plauso e l’incoraggiamento dai principali esponenti del Risorgimento. Scrittore e giornalista, organizza una rivolta sotto il Granducato e per questo viene imprigionato. Rilasciato, partecipa alla spedizione dei Mille, sulla quale scrive la sua opera migliore. Catturato dagli austriaci a Custoza, mette poi nero su bianco le sue idee e fonda la Gazzetta Livornese. La sua vita si sintetizza perfettamente nel titolo del libro dello storico Piero Simonetti: "Giuseppe Bandi, una vita per l’unità d’Italia con la spada e con la penna". E la sua morte, avvenuta nel 1894 ad opera di anarchici, racchiude in sé l’alto valore della persona e delle sue idee.
Rossano Marzocchi