Esalazioni dalla miniera. Due cani trovati morti in provincia di Grosseto

Gli animali stavano inseguendo i cinghiali durante una battuta di caccia ma i gas che escono dalle gallerie del "Ribasso" sono stati fatali

I fabbricati della ex miniera del Morone

I fabbricati della ex miniera del Morone

Castell'Azzara (Grosseto), 10 dicembre 2022 - Due cani della squadra di caccia "Rocca Silvana" sono stati trovati morti nei pressi della Miniera del Ribasso, nelle campagne di Selvena. Insieme ai cani sono stati trovati anche due cinghiali senza vita, tutti morti intossicati dalle emissioni di acido solfidrico. I cacciatori, allarmati dai collari satellitari che i cani avevano addosso e che improvvisamente hanno smesso di mandare qualsiasi segnale, hanno raggiunto i cani e li hanno trovati stesi a terra. Tre sono stati salvati, grazie anche alle cure dei veterinari, per due invece non c’è stato niente da fare. Sono intervenuti anche i carabinieri e i vigili del fuoco.

Ormai da molti anni in alcune aree note di Selvena si verificano emissioni di acido solfidrico ma, recentemente, a quelle già conosciute (ad esempio la piana delle solfatare , nei pressi di Poggio Montone) si sono aggiunte anche altre zone a rischio emissioni. A tal proposito il commissario prefettizio, Michele Bray, ha già firmato due ordinanze per interdire due aree che vengono monitorate costantemente insieme ad Arpat. Il commissario sta preparando un’altra ordinanza per interdire anche una terza zona. In merito allo smaltimento delle carcasse dei cinghiali viene rispettata una procedura concordata con la Asl che serve per debellare il rischio di possibili contagi da peste suina.

A fare il punto sulle emissioni è lo speleologo Odoardo Papalini. "Si tratta di acido solfidrico, accompagnato da anidride carbonica – spiega –. Queste emissioni sono significative lungo i percorsi delle faglie che corrono nel sottosuolo. Le emissioni più significative si verificano nei punti di intersezione delle faglie. I gas fuoriescono, si depositano e riempiono i luoghi dove sono". Spesso i gas rimangono ad altezze inferiori a quelle di una persona di media altezza ma a volte, l’assenza di vento può far crescere il livello del gas. Papalini conclude. "Il rischio di andare in zone dove si verificano queste emissioni equivale a scalare una montagna di 3mila metri, andarci vuole dire rischiare".