RICCARDO BRUNI
Cronaca

Emergenza laguna: l’invasione delle alghe

Orbetello, dai sopralluoghi e dai campionamenti eseguiti dal biologo Mauro Lenzi risulta che la parte di ponente è ricoperta al 70%. Tre zone critiche a levante

Il biologo Mauro Lenzi

Orbetello (Grosseto), 22 marzo 2024 – Circa il 70 per cento della laguna di ponente è ricoperto di alghe. Tre zone critiche, invece, nella laguna di levante. Questo è l’esito di una serie di sopralluoghi e campionamenti eseguiti dal biologo Mauro Lenzi. La conclusione è che per intervenire ormai è tardi e che per evitare il peggio non resta che sperare nel vento. Di nuovo, le sorti della laguna affidate alla clemenza del caso.

"A levante, la situazione mostra delle probabili criticità. Nel settore di Ansedonia, dove si sono sviluppate consistenti masse di alghe rosse (gracilariacee), le quali sono facilmente deteriorabile con l’innalzamento termico e possono produrre distrofia; nell’area centrale, tra Orbetello e Feniglia, dove si è accumulata molta materia organica labile nei sedimenti, anche questo fattore alla base del processo distrofico; nel tratto più occidentale del bacino, tra diga e Miniere, dove si è prodotta una massa importante della cloroficea Valonia aegagropila (detta palla), anche questa specie sensibile all’innalzamento termico e all’aggressione batterica anaerobica".

Proprio in questi giorni, il vento di scirocco ha portato una discreta massa di queste alghe a palla proprio sotto la costa del paese. Un’estensione stimata di circa sette ettari per una biomassa (galleggiante) di circa quattrocento tonnellate. "Siccome sono giunte in una zona a scarsa energia – spiega Lenzi – da lì non se ne andranno più via, marciranno e finiranno sul fondo. In estate qualche problema lo daranno, nella migliore delle ipotesi cattivo odore, colorazioni e sviluppo di moscerini".

Per quanto riguarda il versante di ponente, sono invece le immagini satellitari a mostrate l’elevata copertura algale, che secondo i calcoli di Lenzi raggiunge "oltre il settanta per cento della superficie". Una situazione sulla quale, secondo l’esperto, ormai non è più possibile intervenire. "La gestione ambientale di una laguna eutrofica – afferma Lenzi – è possibile, ma richiede tempo, azioni continuate per un lungo periodo. Interventi che dovrebbero essere effettuati tra autunno e inverno. Qui si pensa che basti accendere le idrovore e si risolve tutto, mentre un recente studio idraulico ha dimostrato che il pompaggio immette tanta acqua quanta ne sarebbe entrata con il flusso naturale. Si potrebbero raccogliere le alghe, ma per ottenere un risultato ne vanno allontanate dal sistema almeno ventimila tonnellate, non poche centinaia. E la risospensione dei sedimenti, che è inserita nel piano regionale delle attività di mitigazione, va condotta con regolarità tra autunno e inverno, con un numero adeguato di mezzi, accompagnata da un monitoraggio che individui le aree su cui intervenire e verifichi l’efficacia dei battelli. Tutto questo manca da anni".

A questo punto, non resta che sperare nel clima. "Si tratta di vedere che tempo ci riserverà l’estate – conclude il biologo – se ventilato e fresco, nessun problema serio; se prevarranno venti umidi di mare o bonacce con temperature elevate, allora è molto probabile che possa verificarsi un fenomeno distrofico molto esteso in grado di interessare le due lagune".

Riccardo Bruni