
Diaccia Botrona. Un paradiso pieno di sorprese
E’ quasi primavera, perché non visitare la Diaccia Botrona?Il tepore di queste giornate invita i moltissimi uccelli acquatici a migrare verso i luoghi di origine, perciò è raccomandata una passeggiata nella principale area umida della provincia di Grosseto, muniti di binocolo, macchina fotografica e scarpe chiuse con suola non liscia. La Riserva Naturale della Diaccia Botrona è un sito di interesse regionale che si estende su 1223 ettari tra i comuni di Castiglione della Pescaia e Grosseto, è stata dichiarata nella Convenzione di Ramsar del 1971 zona umida di interesse internazionale e censita dalla Società Botanica Italiana e dal CNR come biotopo di rilevante interesse vegetazionale; inoltre rientra nella Zona di Protezione Speciale 111B come "area a grandissima importanza per l’avifauna acquatica".
Fu istituita nel 1996 nell’ultimo lembo della palude che ha caratterizzato la Maremma per 1500 anni ed è quindi un luogo in cui ricostruire la storia della Maremma, comprendendo le dinamiche che hanno trasformato un antico golfo del Mar Tirreno in una laguna (epoca etrusca), in un lago (epoca romana) ed in una palude (dall’alto medioevo); infine permette di conoscere le tecniche di bonifica messe in atto dalla fine del 1700 fino ad oggi.
La peculiarità del suolo, dell’acqua e del clima fa sviluppare piante tipiche delle paludi salmastre come la salicornia, il giunco, il limonio e le tamerici; questo ambiente è popolato da fenicotteri, anatidi (germani, fischioni, alzavole), ardeidi (aironi bianchi maggiori, cinerini, garzette), specie limicole, dai cavalieri d’Italia e dai falchi pescatori. Sono presenti anguille, cefali, spigole e, tra i mammiferi, cinghiali, volpi, istrici, ricci e donnole. La visita - priva di difficoltà - parte dalla Casa Rossa Ximenes, che è uno straordinario museo costituito nella "fabbrica delle cateratte", fatta realizzare dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo nel 1765 per controllare il flusso delle maree nella palude facesse mischiare le “acque dolci con quelle salse”, originando così, secondo il progettista ingegnere Leonardo Ximenes, la malaria.
*Guida turistica e ambientale