
di Matteo Alfieri
Ha provato disagio. Che poi si è trasformato ben presto in disappunto. Usa proprio queste parole Alberto Colombini, decano dei pediatri grossetani, che esce allo scoperto a nome di tutti i suoi colleghi che in questo periodo legato al Covid stanno vivendo una situazione paradossale. Anche lui, insieme ai suoi colleghi, è stato infatti dimenticato nel giorno dell’inizio delle vaccinazioni al personale sanitario. Il famoso "V-Day" che ha visto iniziare la campagna vaccinale per combattere il coronavirus. Campagna iniziata qualche giorno dopo il Natale.
"Ci sono state persone che potevano aspettare a ricevere la somministrazione del vaccino – inizia il medico grossetano –. Nessuno della nostra categoria è stato invitato durante il primo giorno di vaccinazioni e non ce lo aspettavamo. Non ci hanno contattato, come gli altri medici del territorio anche loro fuori da questa prima parte del progetto, neppure per sbaglio".
Poi aggiunge anche un po’ stizzito: "Ci siamo arrabbiati anche perchè , dopo aver dato tutti l’adesione alle vaccinazioni come da protocollo regionale, nessuno di noi è stato contattato per l’inizio. E non sappiamo ad oggi quando ci toccherà anche perchè adesso mancano le dosi ed il sistema che è stato messo in piedi è senza dubbio molto farraginoso".
"Nell’ipotesi migliore – prosegue Alberto Colombini – il 15 di gennaio potremmo essere vaccinati, ma se si considera la seconda dose deve essere somministrata dopo ventun giorni dalla prima e il termine di una settimana per l’effettiva immunizzazione, ecco che rischiamo di diventare untori, e dunque molto pericolosi per noi e per le persone che ci stanno intorno, compresi i pazienti, fino alla seconda metà di febbraio. In questo periodo dobbiamo affrontare anche l’influenza stagionale, oltre ad altre malattie virali, che prenderanno forza e dunque dobbiamo essere pronti a lavorare. La domanda è la stessa: come facciamo a visitare i bambini?". "Il rischio – prosegue Colombini – è che possiamo diventare diffusori del virus se non riusciamo a farci vaccinare. Non doveva essere questa la procedura e chi ha deciso, lo dico chiaramente, ha sbagliato".
Poi chiude: "Nel nostro centro pediatrico ci sono 8 medici, 4 addetti alla segreteria e 3 infermieri. Potremmo dare una bella mano a vaccinare quando si potrà e la catena del freddo non sarebbe alterata con una organizzazione che funziona. Siamo pronti ma – ripete – bisogna mettere in sicurezza gli operatori per mettere fuori gioco questo virus che continua ad avere molta forza".