
Coltivazioni, danni per milioni. E ora problemi anche nelle città
Venticinque milioni di danni in Toscana alle coltivazioni dagli ungulati, 2 milioni di euro circa all’anno mediamente, ma secondo Coldiretti sono almeno il doppio quelli che gli agricoltori, sempre più scoraggiati, non hanno denunciato negli anni. La principale sciagura è rappresentata dai cinghiali con l’80% dei danni complessivi seguita da caprioli e daini. Ai primi posti tra le coltivazioni preferite e quindi più danneggiate c’è l’uva, poi i campi di mais e cereali, sia nella fase di semina che maturazione, il favino e le erbe mediche utilizzate per l’allevamento del bestiame. Ma vanno pazzi anche per lenticchie e legumi, farro ed orzo, castagne ed ortaggi a pieno campo per finire con le piante del bosco e le coltivazioni di girasole. In Toscana scorrazzano liberamente 400 mila ungulati: 200 sono cinghiali, 160 mila caprioli, 7.000 daini e 6.000 cervi (dati Regione Toscana) a cui si è aggiunto, negli ultimi anni, il flagello dei pappagalli alieni (parrocchetti monaci) con almeno un migliaio di esemplari concentrati principalmente nella piana fiorentina. La Maremma è la terra maggiormente colpita. Cresce la paura tra i cittadini. Branchi di cinghiali nei parchi giochi, nei giardini pubblici in pieno giorno e persino negli orti sociali e fra gli ombrelloni in mezzo ai turisti. La percezione nei confronti del "fenomeno" è andata di pari passo con il crescente numero di avvistamenti nelle aree urbane. I cinghiali sono diventati una minaccia anche per i cittadini: la pensa così più di uno su due (58%).